La connessione con la natura – Quali effetti per il benessere e la salute mentale? L’awe come possibile mediatore

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Come è cambiata la società in cui viviamo? Quali sono le differenze tra passato e presente?

 

Come ha scritto Leopardi nello Zibaldone, un quaderno dove annotava tutti i suoi pensieri, “La ragione è nemica della natura: la natura è grande, la ragione è piccola”.

Da questa riflessione è nato il suo “pessimismo storico”. Gli uomini che vivevano in natura erano felici, perché facevano molto uso di fantasia e immaginazione. Il progresso della civiltà ha dato sempre più spazio alla ragione, perché ha ridotto la capacità di fantasticare, sognare e sperare. Ha allontanato l’essere umano dal contatto con la natura.

Gli uomini antichi erano felici perché immaginavano il mondo e si raccontavano storie, miti e leggende. Questo gli permetteva di dare un senso alla vitaSapevano usare questa capacità per compiere grandi azioni eroiche, in nome degli dèi, che erano rappresentazioni della natura in forma umana.

Nelle moderne metropoli, dove tutti corrono e vanno di fretta, non c’è spazio per la natura. Gli uomini cercano di raggiungere la gratificazione istantaneaIn questo mondo non c’è spazio per le grandi visioni e passioni del passato: la virtù, l’eroismo, la forza del corpo e dell’anima (Leopardi, 2021).

Tuttavia, è importante ricordare che da sempre siamo connessi con la natura.

La “civilizzazione” ha progressivamente utilizzato la razionalità per “smontare” le illusioni (i miti, le leggende). Il mondo andava “analizzato”, “diviso” e “misurato” solamente tramite gli occhi della ragione.

Questi concetti hanno dato le fondamenta al pensiero scientifico moderno, con filosofi come Cartesio (Heisenberg, 1959) che ha diviso la mente (res cogitans) e il corpo (res extensa), e con movimenti come l’illuminismo, che ha affermato con forza “il primato della ragione sulle emozioni” (Oppermann, 2003).

Il pensiero razionale occidentale non ci ha forse spinti a credere che la migliore vita possibile è basata sulla razionalità? Che se ci facciamo guidare dalle emozioni nelle nostre scelte prenderemo scelte sbagliate?

Noi uomini moderni viviamo in un mondo grigio e squadrato, basato sulla razionalità, sulla tecnologia. Quando nasciamo qualcuno ha già deciso che strada faremo. C’è poco spazio per la nostra fantasia (Capra, 1996). 

In questo mondo è stata marginalizzata la capacità immaginativa. Perché l’abbiamo considerata uno strumento che non è utile se non produce qualcosa con valore economico; la fantasia è diventata un affare per bambini. Chi ricerca la giocosità e la spensieratezza viene bollato come improduttivo. In questo mondo veniamo spinti a crescere più in fretta possibile e competere per arrivare prima degli altri. Ci viene insegnato che il benessere è prodotto dall’avere quanto più possibile.


SPOILER: nel mondo di oggi si fa sempre più fatica a trovare un momento per riconnettersi con sé stessi; il lento ma costante logorio prodotto dal dovere sempre performare causa una significativa diminuzione del benessere. Come detto da Gesù nel vangelo: “Se non ritornerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli” (Guglielmoni & Negri, 2001). 

Quello che può aiutarci tutti a ricaricare le batterie, a trovare una maggiore solidità interiore, ad essere più sereni e ad aumentare le nostre energie positive, potrebbe essere provare a riorganizzare la nostra quotidianità aumentando le occasioni di contatto con la natura, cominciando a praticare attività che hanno lo scopo di migliorare la nostra connessione con noi stessi e la natura, come la meditazione mindfulness e lo yoga, specie se praticate in uno spazio verde. 

 

Cosa si intende quando parliamo di connessione con la natura? E quali sono i benefici psicologici che può produrre? 

 

Forse molti di voi avranno già visto i numerosi video su Tik Tok in cui, dopo un’esperienza emotivamente o fisicamente faticosa, i protagonisti si riconnettono con la natura per ripristinare le proprie energie e un senso di calma e tranquillità. 

Ma il nostro benessere psicoemotivo può effettivamente dipendere dal tipo di connessione che abbiamo con la natura circostante? Alcuni piccoli accorgimenti, come concedersi una bella passeggiata immersi nel verde, possono realmente portare dei benefici sulla nostra salute mentale? 

Cercheremo di rispondere a queste domande, sperando che, in questo autunno di ottobre, riorganizzando le vostre routine, non manchino momenti per godere del contatto con la natura.

L’essere umano possiede un’inclinazione innata a riconciliarsi con la natura, una tendenza che Edward O. Wilson ha definito “biophilia” (Passmore & Howell, 2014). Questa predisposizione ha effetti positivi sia fisici che psicologici.

Il contatto con l’ambiente naturale migliora la salute mentale, aumenta la vitalità e riduce lo stress.

Una nuova prospettiva: la Psicologia Positiva Eco-Esistenziale

Secondo la Psicologia Positiva Eco-Esistenziale la connessione con la natura ha un ruolo cruciale nel benessere umano. Le esperienze vissute immersi nell’ambiente naturale aiutano a gestire e comprendere alcune delle nostre domande esistenziali principali come l’identità, la felicità, l’isolamento, il significato della vita, la libertà e la morte (Passmore & Howell,2014). 

A ciascuno di noi è capitato di passare attraverso momenti di confusione o fatica riguardo ad almeno uno di questi temi: alcune volte ci siamo interrogati su chi siamo o su chi vorremmo essere, ci siamo chiesti se siamo soddisfatti di ciò che abbiamo costruito o di quello che vorremmo fare nel futuro, ci siamo domandati qual è il significato della nostra esistenza e quello della non-esistenza.

I benefici psicologici del contatto con la natura

In che modo la connessione con il mondo naturale ci aiuta a trovare un po’ di sollievo rispetto ad alcune ansie esistenziali? A farci trovare riposo dai nostri pensieri angoscianti e ad incrementare il nostro benessere psicologico?

La natura ci aiuta a costruire il nostro senso di identità, incrementando il senso di autenticità e favorendo il confronto e l’identificazione con un ecosistema più ampio, incrementando di conseguenza il senso di appartenenza (Shepard, 1997). 

Stare a contatto con ambienti naturali promuove forme di felicità e di libertà: passeggiare tra i boschi aumenta le sensazioni di serenità, contemplazione, empatia, vitalità (Hinds & Sparks, 2011), ma anche la possibilità di esprimersi con maggiore autenticità, percependo quindi maggiore autonomia e un senso di controllo sulle proprie scelte di vita (Clayton, 2003).

Infatti, il legame con la natura permette di soddisfare i bisogni fondamentali dell’uomo, come il senso di competenza, relazione e di autonomia (Seligman, 2011). Le persone che trascorrono più tempo all’aperto riportano sensazioni maggiori di interconnessione e di appartenenza ad una comunità più grande e si sentono più connesse con se stesse (Clayton, 2003). Kaplan e Kaplan (1989) affermano che la natura fornisce un’opportunità di riflessione sulla propria vita e sulle proprie priorità, permettendo di trovare un senso più ampio e di affrontare le incertezze esistenziali. 

Il contatto con l’ambiente naturale può influenzare positivamente la nostra concezione di mortalità, attraverso l’osservazione dei cicli di vita e morte che esistono in tutti gli esseri viventi. La consapevolezza della morte è vista non come una fine, ma come parte del ciclo della vita. Le esperienze nella natura aiutano le persone a sentirsi più connesse con il cosmo, riducendo così l’ansia legata alla morte e promuovendo un senso di immortalità simbolica (Lifton, 1979).

La connessione con la natura favorisce comportamenti più responsabili verso l’ambiente. Maggiore è la nostra connessione con la natura, più ci impegniamo a proteggerla mettendo in atto comportamenti protettivi e non nocivi, innescando un ciclo positivo di cui beneficia sia l’essere umano che l’ambiente (Mayer & Frantz, 2004). 

In un mondo che si muove a un ritmo frenetico, cose come passare più tempo in ambienti chiusi e usare eccessivamente la tecnologia, possono distaccarci dalla natura, il che potrebbe aumentare i livelli di ansia esistenziale e ridurre significativamente il benessere psicologico. È quindi essenziale riscoprire il valore della natura nella nostra vita quotidiana, per ristabilire un equilibrio sia interiore che esteriore.

 

L’emozione di awe: un mediatore tra la connessione con la natura e i benefici sul benessere 

Ma come mai l’immersione in ambienti naturali porta così tanti benefici per la salute mentale?

Uno dei meccanismi che supporta questo effetto riguarda l’emozione di awe (Monroy & Keltner, 2023).

L’emozione di awe è un’emozione complessa, formata da altre 8 o 10 emozioni positive diverse (Cowen & Keltner, 2021, citato in ibidem). Gli stessi autori affermano che ¾ delle esperienze di awe sono per la maggior parte positive, mentre ¼ di tale esperienza è imbevuta emozioni più negative, come ad esempio il senso di minaccia (Chaudhury et al., 2021; Gordon et al., 2017, citati in ibidem); solo le prime sono correlate a un aumento del benessere (Gordon et al., 2017, citati in ibidem).

Come facciamo esperienza dell’emozione di awe, a livello corporeo? 

La sperimentiamo attraverso un complesso pattern di movimenti dei muscoli facciali: 

  1. sopracciglia sollevate; 
  2. occhi spalancati; 
  3. una bocca leggermente socchiusa (Campos et al., 2013; Cordaro et al., 2018; Shiota et al., 2003, citati in Monroy & Keltner, 2023); 
  4. vocalizzazione come “wow” o “whoa” (Cordaro et al., 2016; Simon-Thomas et al., 2009, citati in ibidem).

Recenti lavori di ricerca cross-culturali hanno rilevato come l’emozione awe sia sperimentabile, oltre che attraverso il contatto con la natura, anche attraverso gli incontri con il coraggio e la bontà delle altre persone, la musica, le arti visive, le esperienze religiose e spirituali (Bai et al., 2017, 2022; Keltner, 2023, citati in ibidem).

L’emozione di awe ingaggia processi su cinque livelli differenti: 

  1. cambiamenti neurofisiologici, una diminuzione del focus sul sé; 
  2. un aumento della prosocialità; 
  3. una migliore integrazione sociale;  
  4. un aumento della sensazione che la vita abbia un significato; 

A livello neurofisiologico l’emozione awe mostra un profilo molto chiaro:

  1. tono vagale elevato
  2. riduzione dell’attività simpatica e conseguente aumento dell’attività parasimpatica
  3. aumento dell’ossitocina (ormone dell’amore) e riduzione del cortisolo (ormone dello stress)
  4. riduzione dell’infiammazione del sistema immunitario, soprattutto dovuta a un costante stato di allerta e senso di pericolo, rifiuto, solitudine e vergogna (Monroy & Keltner, 2022).

Tutti questi effetti a livello comportamentale si traducono in:

  1. maggiore ottimismo
  2. senso di connessione
  3. benessere
  4. apertura verso gli altri
  5. tendenze prosociali (Kok et al., 2013).

 

Considerazioni conclusive 

Dunque, dati i molteplici benefici che il contatto con la natura può avere su diversi aspetti del funzionamento fisiologico, individuale e sociale, speriamo che ciascuno di voi in questo inizio anno sociale possa prendersi dei momenti di tranquillità per vivere appieno tale immersione. 

 

Colombo Francesca

Driadi Alice

Nobile Gabriele

Zappamiglio Federica 

 

Bibliografia

 

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Capra, F. (1996). The web of life: A new synthesis of mind and matter (Vol. 132). HarperCollins London.

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Seligman, M. E. P. (2011). Flourish: A Visionary New Understanding of Happiness and Well-being. Simon and Schuster.

Shepard, P. (1997). The others: How animals made us human.

 

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