L’arteterapia è una forma di psicoterapia che utilizza l’arte come suo principale modo di espressione e comunicazione (Mateu Lillo, 2018). Inizialmente, le applicazioni cliniche dell’arteterapia erano molto limitate: essa veniva usata infatti come strumento di sostegno nelle cure psichiatriche di persone con gravi disturbi psichici, come ad esempio gli psicotici e gli autistici. Medici e psicologi hanno notato come queste persone riuscivano ad esprimersi meglio con il corpo o con i gesti, modellando la creta, danzando, o raffigurando nei disegni le proprie angosce, piuttosto che attraverso le parole, per cui il ricorso all’espressione artistica poteva aiutarle a superare le gravi difficoltà di comunicazione, tipiche delle persone affette da tali disturbi (Abbenate et al,2020). I risultati hanno portato successivamente ad estendere le applicazioni cliniche dell’arteterapia, utilizzandola anche con pazienti con disturbi “meno gravi” (disturbi dell’umore e disturbi d’ansia) nei quali grazie all’impiego dell’arteterapia si riscontra un aumento dell’autostima, un consolidamento dell’Io e un miglioramento delle capacità di socializzazione (Pasanisi, 2001).
Nell’arteterapia l’oggetto artistico diventa espressione dell’esperienza interiore del soggetto che crea, che sarebbe inesprimibile attraverso una comunicazione verbale in quanto non traducibile attraverso il linguaggio. Esprimersi attraverso un linguaggio non verbale può essere quindi per molti soggetti l’unico modo per far emergere e per comprendere le proprie sensazioni ed emozioni.
Applicazioni cliniche dell’arteterapia: da soli o in gruppo
L’arteterapia può svilupparsi in maniera singola oppure in gruppo. Nel singolo i pazienti hanno necessità di un contatto con l’arteterapeuta in quanto la relazione rappresenta l’agente principale di cura nel processo terapeutico. È quindi di fondamentale importanza l’alleanza terapeutica. Il ruolo dell’arteterapeuta deve essere coerente, prevedibile e costante in modo da far sviluppare la relazione tra soggetto e oggetto.
Anche il gruppo può essere in grado di mostrare (talvolta con chiarezza maggiore) i significati e le dinamiche sottostanti al comportamento individuale.
Per una maggiore riuscita della terapia il gruppo necessita di norme di accettazione ed inclusione di tutti i membri in quanto la coesione è un indicatore importante che agisce in diversi modi sul lavoro arteterapeutico. Il gruppo si basa sulla condivisione delle esperienze, il soggetto si rende conto di non essere solo in una situazione di difficoltà in quanto molte circostanze sono comuni ad altre persone.
Il gruppo è pertanto una preziosa occasione di confronto e crescita in quanto al suo interno si ha modo di discutere e confrontarsi sui vissuti dei singoli membri permettendo al singolo di percepire una rassicurante sensazione di contenimento.
Tecniche maggiormente utilizzate nelle applicazioni cliniche dell’arteterapia
Il disegno
L’arteterapia utilizza metodi di espressione molto vari; uno dei più comuni è senz’altro il disegno. Il disegno è un’attività umana fondamentale che esprime e intensifica la nostra esperienza di esistere nel mondo. I suoi processi e la traccia che questi lasciano rispecchiano e rafforzano i processi che formano il nostro essere cosciente (Ramm, 2005).
Il disegno e il fare arte sono strumenti potenti per aumentare la consapevolezza e l’autostima in quanto sono in grado di aprire un dialogo con l’inconscio. Lo studio dell’arteterapia ha evidenziato come i pazienti con specifiche malattie mentali abbiano colori, simboli e immagini ricorrenti nelle loro opere d’arte e da questa osservazione ha portato a teorizzare che il disegno possa essere un aiuto per la diagnosi, il trattamento e la prognosi precoce delle malattie mentali.
Una tecnica che utilizza questo strumento è il Warm-up che consiste in uno stretching mentale che serve per incrementare l’autostima e la creatività della persona. Viene utilizzata per far capire che non è importante possedere particolari doti artistiche in quanto l’aspetto che conta è l’espressione dei propri sentimenti e delle proprie emozioni.
È una tecnica di avvicinamento all’arteterapia che serve per poter iniziare a conoscerne il funzionamento e le dinamiche; non è pertanto necessario farlo ogni volta perché serve solamente da tramite in modo che le persone comincino ad entrare nell’ottica e possano socializzare o fare domande sull’arteterapia.
Un esercizio di warm-up può essere la realizzazione, tramite disegno, di un segnale di STOP. Il terapeuta chiede successivamente ai pazienti di disegnare qualcosa di fronte a questo cartello e in base a cosa verrà rappresentato si potrà aprire una discussione focalizzata sull’oggetto o la persona posta davanti al segnale di stop. Attraverso questa tecnica i clienti possono esplorare cosa li ferma dal raggiungere gli obiettivi, cosa li ostacola dal superare i propri problemi emozionali o cosa impedisce loro di formare delle relazioni.
La mindfulness
Un’altra tecnica utilizzata è la mindfulness, pratica molto diffusa in grado di fornire pace e calma e per questo motivo viene impiegata per allontanare pensieri intrusivi, ansia e stress (Bishop et al,2014). I partecipanti vengono incoraggiati ad abbandonarsi all’esperienza, senza giudicare i propri pensieri e a riconoscere la loro unicità. Per questa attività vengono forniti fogli da disegno, pastelli e pennarelli che servono al temine della meditazione per rappresentare nero su bianco l’esperienza.
Può essere fatta in molti modi differenti, ad esempio, chiedendo ai clienti di visualizzarsi mentre cavalcano un’onda sulla spiaggia, di visualizzarne le dimensioni, la lunghezza, il colore, la forza e soprattutto come loro si sentono emozionalmente e fisicamente.
Al temine di questa fase si chiede di disegnare l’esperienza provata. L’onda potrebbe rappresentare il modo in cui la persona affronta i problemi e le sfide della vita; infatti, la discussione avviene su come il cliente cavalca l’onda (sopra, sotto, nel mezzo ecc.), esplorando come essa potrebbe rappresentare le difficoltà personali dei singoli. Gli obiettivi di questa tecnica comprendono l’identificazione, il cambiamento e lo sviluppare nuove strategie per far fronte ai problemi.
La fototerapia
Una disciplina in grande espansione negli ultimi anni è la Fototerapia, in quanto consente al terapeuta di conoscere parti nuove del paziente in situazioni nelle quali la comunicazione verbale da sola non è sufficientemente efficace.
La fotografia personale è imbevuta di emotività, di significati simbolici segreti e privati difficilmente afferrabili da una persona estranea (García-Reyna,2019). Tuttavia, attraverso questa modalità differente, l’arteterapeuta può accedere ai sentimenti inconsci tramite una riattualizzazione che passa dal viscerale ad una rivalutazione cognitiva, consentendo al passato di ripresentarsi nel presente.
Usare le fotografie consente di accedere ad informazioni insite nelle immagini che non emergerebbero con tale forza e profondità con un approccio esclusivamente verbale.
Gli obiettivi primari della terapia sono imparare ad utilizzare le proprie capacità introspettive ed esplorare il proprio inconscio acquisendo consapevolezza.
Le sessioni di fototerapia non sono solamente una contemplazione passiva di fotografie già scattate ma consistono anche nella creazione di nuove foto con le quali interagire (Weiser, J., (2010).
Le fotografie portate dai pazienti costituiscono quasi il riflesso di un “autoritratto” del loro proprietario e grazie all’occhio attento di un terapeuta è possibile utilizzarle per lavorare su tematiche particolari indagando con maggiore profondità gli aspetti che emergono durante le sedute. Possono anche essere affidati compiti per casa al fine di raggiungere degli obiettivi specifici.
Quando le persone posano per delle foto (scattate o fatte da sole), solitamente hanno un’idea chiara su come vogliono apparire nell’immagine finale, queste idee possono rappresentare il modo in cui esse sperano di apparire agli altri nella vita reale.
Conclusione
Le applicazioni cliniche dell’arteterapia sono molte, ma è fondamentale che tutto il percorso sia fatto sempre e solo sotto la guida di un professionista della salute mentale che abbia avuto un’apposita formazione, che sappia utilizzare gli strumenti dell’arteterapia e che sappia condurre il processo in modo sicuro, senza che esso divenga incontrollabile.
In questo modo è possibile conoscersi e riconoscersi nella relazione con le altre persone attraverso la condivisione, in uno spazio intimo ed individuale, in cui depositare le proprie emozioni.
Michelangelo Casali
Bibliografia
Bishop, S. R., Lau, M., Shapiro, S., Carlson, L., Anderson, N. D., Carmody, J., … & Devins, G. (2004). Mindfulness: a proposed operational definition. Clinical psychology: Science and practice, 11(3), 230.
García-Reyna, N. I. (2019). Supervisión basada en el arte, a través de creación de respuesta artística. Valoración de su uso en una formación de arteterapia. Arteterapia. Papeles de Arteterapia y Educación Artística Para La Inclusión Social, 14, 201–220. doi:10.5209/arte.65097
Liu, K. P. Y. (2009). Ron Rubio: Mind/Body Techniques for Asperger’s Syndrome. Journal of Autism and Developmental Disorders, 39(11), 1621–1621. doi:10.1007/s10803-009-0784-6
JHA, A. P., KROMPINGER, J., & BAIME, M. J. (2007). Mindfulness training modifies subsystems of attention. Cognitive, Affective, & Behavioral Neuroscience, 7(2), 109–119. doi:10.3758/cabn.7.2.109
Mateu Lillo, B. (2018). Arteterapia la expresión de las emociones a través del arte en la infancia.
Pasanisi, R. (2001). Una nuova scuola psicoterapeutica in Italia: l’Arteterapia. Psychomedia telematic review, n.
Ramm, A. (2005). What is drawing? Bringing the art into art therapy. International Journal of Art Therapy, 10(2), 63–77. doi:10.1080/17454830500347393
Weiser, J. (2010). Foto personali e foto di famiglia come strumento per la terapia. Il “Come, Cosa e Perché” delle tecniche di FotoTerapia. PsicoArt–Rivista di arte e psicologia, 1(1).
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