L’arteterapia è una tecnica di intervento per facilitare l’espressione delle emozioni che può essere molto utile con i bambini. Essi, infatti, spesso non riescono a trovare le parole adeguate per spiegare al terapeuta l’accaduto, oppure si sentono in imbarazzo o in colpa (specialmente in caso di abuso).
Secondo Waller, “l’arte fatta in presenza di un arte-terapeuta può permettere al bambino di entrare in contatto con sentimenti che non sono facilmente esprimibili a parole” (Waller, 2006, p. 271). Inoltre, Waller aggiunge che l’arte funge da “contenitore” per le emozioni che il bambino avverte come pericolose o distruttive, o di cui è spaventato; l’arte gli permette di esprimerle sentendosi comunque “contenuto”.
L’arteterapia con i bambini: lo storytelling
Una delle tecniche più utilizzate di arteterapia con i bambini è lo storytelling associato al disegno: attraverso il racconto di storie il bambino può assumere un ruolo attivo nel ricostruire la sua autostima; inoltre, questa tecnica permette di esprimere rabbia, preoccupazioni, confusione, ecc. (Gardner, 1974; Kestenbaum, 1985; Lawson, 1987; Silver, 1996; Stirtzinger, 1983; Tanaka, 1992, 2001a, 2001b).
La tecnica dello storytelling è nata dallo squiggle game di Winnicott (1971), che aveva la funzione di promuovere il rapporto fra terapeuta e bambino attraverso lo scambio dei rispettivi scarabocchi e la ricerca di immagini nascoste in essi. Secondo Winnicott, ciò comunicava al bambino la piena accettazione da parte del terapeuta dei suoi oggetti imperfetti o non integrati; inoltre, permetteva di passare dall’esperienza soggettiva (la proiezione) all’esperienza oggettiva (l’uso di un oggetto per rappresentarla, in questo caso la matita o la penna).
Partendo dallo squiggle game di Winnicott, Tanaka (1992, 1993, 2001a, 2001b) ideò diverse tecniche per implementare lo storytelling.
- La prima consisteva nel disegnare da 4 a 6 fumetti su dei cartoncini e nel chiedere al bambino di creare una storia con essi, in parallelo al terapeuta (ognuno per conto proprio) oppure collaborando (a turno, bambino e terapeuta aggiungono un cartoncino alla storia).
- Egg Drawing (Tanaka, 1995, 2001a, 2001b):
- Il terapeuta disegna una forma ovale su un foglio;
- Il terapeuta chiede al bambino cosa sembra; se risponde “un uovo” gli si dice che ha ragione, se non lo indovina glielo si dice, ma è necessario che il bambino riconosca l’uovo;
- Il terapeuta dice al bambino che dall’uovo sta per nascere qualcosa e gli chiede di disegnare delle crepe;
- Il terapeuta chiede al bambino cosa sta per nascere; se il bambino, com’è logico, risponde “un pulcino”, il terapeuta spiega che quello è un uovo magico e che può nascere qualunque cosa voglia lui;
- Il terapeuta dà un nuovo foglio al bambino e gli chiede di disegnare la creatura nata dall’uovo e i pezzi dell’uovo rotto;
- Il terapeuta chiede al bambino di colorare il disegno.
L’Egg Drawing esamina il mondo interno del bambino ed è utile per il suo “approccio paradossale: il bambino che ha subito un trauma o ha un problema emotivo assume un ruolo attivo nel rompere metaforicamente l’immagine di sé stesso come un fragile uovo. Questo cambiamento aiuta il bambino a esperire un senso di controllo e a questo punto qualcosa di nuovo è nato” (Malchiodi, 2011, p. 135).
Nonostante i benefici, questa tecnica non va utilizzata con bambini che mostrano disorganizzazione mentale e comportamentale (psicosi) o comportamenti auto-lesivi, in quanto può promuovere la messa in atto del trauma subito, peggiorando i sintomi.
- Cave Drawing (Tanaka, 1995, 2001a, 2001b):
- Il terapeuta disegna un ovale più grande di prima e spiega al bambino che stavolta non è un uovo, ma l’ingresso di una grotta;
- Il terapeuta chiede al bambino di disegnare cosa vedrebbe all’esterno se vivesse in quella grotta;
- Se il bambino vuole, può colorare anche la parte interna della grotta;
- Il terapeuta chiede al bambino di raccontare una storia utilizzando entrambi i disegni.
Questa storia andrà a riflettere i problemi, le emozioni e le risorse del bambino. Spesso, i bambini con problemi emotivi rappresentano temi riguardanti la morte, la distruzione e la rinascita, che possono indicare il desiderio di cambiare. Il compito principale del terapeuta, in questa fase, è riconoscere questo desiderio e offrire uno spazio sicuro per l’espressione di questi temi.
Il Cave Drawing, esamina le fantasie del bambino relative ai conflitti e alla loro risoluzione. Può essere utilizzata con tutti i bambini, anche quelli che mostrano un comportamento o uno stato mentale disorganizzato, poiché è una metafora che rappresenta uno spazio sicuro e permette di stabilire una certa distanza tra il bambino che disegna e l’immagine disegnata. Questo permette di esplorare in sicurezza i desideri e le speranze del bambino.
Nel corso della terapia i disegni e le storie si evolvono, contemporaneamente all’evolversi della relazione terapeutica e della terapia stessa, permettendo al bambino di esternalizzare sempre di più i propri problemi e al terapeuta di capire l’andamento della terapia.
L’arteterapia con i bambini traumatizzati
Nel caso i bambini abbiano subito un trauma o soffrano di Disturbo da Stress Post-Traumatico, il disegno può essere usato come una forma di esposizione: aiuta il bambino a rivivere il trauma per costruire una narrativa coerente attorno ad esso. Inoltre, il disegno permette al bambino di esternalizzare l’esperienza traumatica sia attraverso un’azione motoria (disegnare) sia attraverso un’azione verbale (creare una storia). Questo consente al bambino di assumere un controllo attivo su quell’esperienza, invece di sentirsi impotente e passivo. Un altro vantaggio del disegno è quello di poter “vedere” l’esperienza traumatica così come la vede il bambino (Malchiodi, 2011).
Non ha importanza cosa il bambino disegni, né come. L’importante è che disegni, poiché è l’atto in sé che riporterà alla luce le memorie sensoriali legate al trauma.
L’arteterapia con i bambini malati di leucemia
I bambini malati di tumore spesso devono sottoporsi a interventi intrusi e dolorosi, come la puntura lombare o l’aspirazione del midollo spinale, che provocano un’ansia notevole non solo in loro, ma anche nei loro genitori, i quali fanno esperienza di un altissimo livello di disperazione, con sentimenti di impotenza e di colpa.
L’arteterapia può essere un modo per far interagire genitori e figli in modo dinamico, opposto alla sensazione di non poter fare niente, di essere semplicemente spettatori passivi, aiutando gli adulti a superare l’ansia e la rabbia per il fatto di non avere nessun controllo sulla situazione del figlio.
Uno studio pilota condotto fra settembre 1997 e settembre 1998, all’Università di Catania, ha coinvolto 32 bambini (dai 2 ai 14 anni) malati di leucemia che dovevano sottoporsi a puntura lombare o ad aspirazione del midollo spinale. A questi bambini è stato offerto un supporto psicologico tramite l’uso dell’arteterapia.
Prima dell’intervento
- Ogni volta che un bambino ha in programma un intervento, il terapeuta svolge un colloquio clinico della durata di un’ora per capire quale può essere la tecnica più adeguata, in base all’età e alle esigenze del bambino;
- Il “medical play” viene usato per spiegare la procedura medica al bambino (se egli voleva conoscerla), utilizzando una bambola di stoffa e degli strumenti medici; questo permette al bambino di trasformarsi da “perseguitato” a “persecutore” e di assumere un ruolo attivo e un senso di controllo sulla realtà (Moreno, 1964; Schutzenberger, 1978).
Nei 90 minuti fra anestesia ed intervento
- Disegno strutturato: utilizzato con bambini con un elevata necessità di controllo, consiste nel colorare un disegno già delineato. Infatti, “il disegno strutturato fornisce una realtà esterna organizzata (il disegno) senza elementi imprevedibili” (Favara‐Scacco e colleghi, 2001) e ciò riduce l’ansia e la tensione del bambino, poiché gli permette di avere il totale controllo (ad esempio sulla scelta dei colori, dei materiali, della velocità, ecc.);
- Lettura ridondante: utilizzata con bambini dai 2 ai 5 anni, consiste nel leggere più e più volte una storia. Questo fornisce al bambino un senso di controllo simile a quello del disegno strutturato, poiché arriva a conoscere ogni minimo dettaglio della storia raccontata, garantendo l’assenza di elementi imprevedibili;
- Disegno libero: utilizzato con bambini che hanno la necessità di liberare la propria immaginazione, esternalizzando liberamente le proprie emozioni e la propria confusione;
- Drammatizzazione: utilizzata con bambini che sentivano il bisogno di “agire” la loro ansia, attraverso le parole e/o la messa in scena di alcune situazioni con delle bambole o altri giochi.
Durante l’intervento
- Immaginazione visiva: attiva l’area destra del cervello, la parte “creativa” e “immaginativa”, per distrarre i bambini dall’operazione in corso. Questa tecnica viene differenziata in base alle specifiche esigenze del singolo bambino:
- Focusing visual imagination: utilizzata con bambini che hanno bisogno di controllo, richiede una partecipazione attiva da parte del bambino, come ad es. contare all’indietro;
- Freeing visual imagination – immaginazione basata sulla realtà: utilizzata con bambini che hanno meno bisogno di controllo, richiede sia partecipazione attiva che ascolto passivo, come ad esempio il ricordare episodi piacevoli della propria vita;
- Freeing visual imagination – immaginazione basata sulla fantasia: anche questa è utilizzata con bambini che non hanno una grande necessità di controllo, consiste nell’ascolto passivo, ad esempio di una storia o una favola.
Questo studio ha dimostrato che l’arteterapia ì produce maggiori comportamenti positivi nei bambini che devono sottoporsi ad interventi intrusivi e dolorosi, in termini di cooperazione con i medici, compliance e tolleranza dell’ansia. Inoltre, l’arteterapia riduce l’ansia e conferma l’importanza di preparare i bambini all’intervento, spiegando (in modo adeguato all’età) cosa sta per succedere e in cosa consiste la procedura. Grazie all’arteterapia, la procedura invasiva diventa meno traumatica.
L’arteterapia, inoltre, si è rivelata molto utile anche per i genitori perché mostra loro come interagire con i propri figli in maniera supportiva, aitandoli a ridurre il senso di impotenza.
Nicole Truzzi
Bibliografia
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