L’autrice Vidette Todaro-Franceschi inizia il suo libro introducendo tre termini (compassion satisfaction, compassion fatigue e burnout) e le loro differenze. Secondo lei, questi definiscono la qualità della vita lavorativa di un professionista sanitario, e possono influenzare molto anche il modo in cui egli si percepisce nella propria vita personale. La compassion satisfaction è lo stato che ogni professionista del mondo della salute vuole raggiungere: è uno stato in cui la persona è felice del proprio lavoro, è interessata ai propri pazienti, e ha il “cuore pieno di compassione” (Stamm, 2010). La compassion fatigue, invece, è un termine che è stato usato per la prima volta dall’infermiera Carla Joinson nel 1992, e può manifestarsi quando un professionista sanitario è stanco del sentimento di compassione, e diventa qualcosa di pesante per lui o per lei. Un esempio è portarsi a casa il paziente, ed essere preoccupati per le sue sorti.
Se la compassion fatigue non viene fermata, si può sviluppare il fenomeno conosciuto come burnout, che è molto più grave. Il burnout è uno stato in cui la persona, a causa dell’esaurimento fisico ed emotivo, arriva ad odiare il proprio lavoro. Un esempio è il professionista che perde il valore del proprio mestiere ed è disponibile a fare tutt’altro. L’ambiente di lavoro può condizionare direttamente questi 3 stati, diventando un fattore protettivo o di rischio per il burnout.
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