Il Power Threat Meaning Framework (PTMF): un nuovo modello per la descrizione del dolore emotivo

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Un’alternativa alla diagnosi psichiatrica

Una sfida importante per la salute mentale è quella di cambiare l’approccio biomedico, che considera i problemi delle persone come malattie, e in cui la medicalizzazione psichiatrica è il trattamento predefinito. Negli ultimi anni, infatti, si è notato un continuo aumento di prescrizioni di psicofarmaci, soprattutto antidepressivi. In Inghilterra, ad esempio, si è passati da 18,4 milioni prescrizioni nel 1998 a 70,9 milioni nel 2018. Gli psicofarmaci da una parte possono essere una valida opzione, dall’altra possono causare effetti iatrogeni. Inoltre, l’approccio medico tende a patologizzare le risposte allo stress, ridurre l’agency (la capacità di agire in modo proattivo e trasformativo sugli eventi) delle persone, e oscurare le cause sociali e strutturali dei problemi, così come il loro significato soggettivo. In aggiunta a questo, anche il concetto di “diagnosi” sembra ormai superato: il messaggio che tende a dare la diagnosi è che quello che sentiamo è sbagliato, e che l’origine della nostra sofferenza risiede in noi soltanto.

Il Power Threat Meaning Framework

Attualmente, per questi e altri motivi, l’approccio biomedico alla salute mentale è contestato da molti, e il Power Threat Meaning Framework (PMTF) nasce proprio dall’esigenza di un cambiamento verso un’altra direzione. Il PMTF è stato ideato nel 2018, quando la Divisione di Psicologia Clinica della British Psychological Society ha prodotto un documento intitolato “Power Threat Meaning Framework” e sottotitolato “Verso l’identificazione di modelli di disagio emotivo, esperienze insolite e comportamenti problematici o inquietanti, come alternativa alla diagnosi psichiatrica funzionale”. Il PMTF è sia un quadro concettuale che uno strumento pratico che può essere utilizzato da individui, gruppi e comunità, e può essere dunque un’utile risorsa per coloro che desiderano adottare un approccio de-medicalizzante.

Gli individui danno significato alle avversità e alle minacce in modo idiosincratico, a seconda delle loro biografie personali, delle circostanze, della società in cui vivono e delle sue ideologie. Di fronte alle minacce poi, le persone attingono ad una serie di strategie di sopravvivenza, come l’attacco, la fuga, la dissociazione, l’ipervigilanza, alterazione del controllo … Da una prospettiva medicalizzata, queste risposte alla minaccia sono tipicamente viste come “sintomi” di disturbi sottostanti. Secondo il modello PMTF, invece, queste risposte sono considerate di per sé adattive e con una funzione: esse possono diventare patologiche nel momento in cui vengono utilizzate in modo eccessivo. Ad esempio, l’ipervigilanza o l’ipercontrollo potrebbe avere come funzione quella di anticipare potenziali minacce; il ritiro e l’umore basso quella di regolare sentimenti travolgenti di rabbia e perdita; l’arrendersi quella di proteggersi da dolore e abbandono. Le persone spesso cercano aiuto quando le loro risposte alle minacce interferiscono con le vite che vorrebbero condurre. Il PTMF consente loro di avere più libertà d’azione, tramite l’identificazione di strategie alternative (per esempio, sostegno sociale e appartenenza, cultura, tempo libero, opportunità educative).

Le principali domande utilizzate dal modello

L’approccio del Framework è riassunto in quattro domande che possono essere applicate a individui, famiglie o gruppi sociali:

  • Che cosa ti è successo? (Come opera il potere nella tua vita?)
  • Come ti ha influenzato? (Che tipo di minacce comporta questo?)
  • Che senso ne hai tratto? (Qual è il significato di queste situazioni ed esperienze per te?)
  • Cosa hai dovuto fare per sopravvivere? (Quali tipi di risposta alla minaccia stai usando?)

Due ulteriori domande aiutano a riflettere su quali abilità e risorse le persone potrebbero avere, e come potrebbero integrarle in una narrazione o storia personale:

  • Quali sono i tuoi punti di forza? (A quali risorse di potere hai accesso?)
  • Qual è la tua storia? (Come si incastra tutto questo?)

La dott.ssa Johnstone, che assieme alla Dott.ssa Boyle ha ideato il modello, ha dichiarato: “Il Power Threat Meaning Framework può essere utilizzato come un modo per aiutare le persone a creare narrazioni o storie più speranzose sulla loro vita e sulle difficoltà affrontate o che stanno ancora affrontando, invece di credersi come colpevoli, deboli, carenti o “mentalmente malati”. Esso mette in luce e chiarisce i legami tra fattori sociali più ampi come la povertà, la discriminazione e l’ineguaglianza, insieme a traumi come abusi e violenze, e il conseguente disagio emotivo o comportamento problematico, che sia confusione, paura, disperazione o comportamenti problematici o inquietanti. Mostra anche perché coloro che non hanno una storia evidente di traumi o avversità possano comunque lottare per trovare un senso di autostima, significato e identità.”

Al posto delle categorie diagnostiche, il framework propone sette modelli generali provvisori, ovvero modelli caratteristici di risposte al potere basate sul significato delle minacce. Gli schemi sono: identità; sopravvivere al rifiuto, al sentirsi in trappola e all’invalidazione; sopravvivere a relazioni di attaccamento disfunzionali ed eventi avversi vissuti in età infantile/adolescenziale; sopravvivere alla separazione e alla confusione di identità; sopravvivere alla sconfitta, all’impotenza, alla disconnessione e alla perdita; sopravvivere all’esclusione sociale, alla vergogna e al potere coercitivo; sopravvivere alle singole minacce.

Qual è il fine del PTMF?

Lo scopo del modello è sensibilizzare su aspetti che le pratiche narrative e di elaborazione attualmente esistenti spesso sottovalutano: l’effetto limitante della diagnosi, il ruolo dei discorsi sociali su genere/classe/etnia…, l’abuso di potere, l’importanza della funzione del problema, il ruolo dell’apprendimento sociale, la rilevanza di un meta-messaggio che sia normalizzante, e non patologizzante. Gli sforzi di prevenzione dovrebbero concentrarsi quindi su prevenire le avversità piuttosto che i “disturbi”, e il valore aggiunto del PTMF è proprio questo.

Il Power Threat Meaning Framework è stato utilizzato anche per il periodo della pandemia da COVID-19. Quest’ultimo ha comportato minacce significative al benessere mentale delle persone, esacerbate dall’impotenza e dalla disuguaglianza attuali o precedenti. L’utilizzo del PTMF mette in luce il limite della nozione di vulnerabilità individuale allo stress, eccessivamente generalizzata e passiva. Emerge anche in questo caso l’importanza di comprensioni più individualizzate, complesse e contestualizzate di come le avversità incidano sulle persone in modo diverso, a seconda dei significati attribuiti e delle azioni che gli individui intraprendono in risposta ad esse.

Non dimentichiamo il linguaggio!

Un’ulteriore riflessione del modello qui esposto è quella inerente al linguaggio. In virtù delle considerazioni fin qui fatte, sembra necessario cambiare in primo luogo il nostro modo di pensare, e di conseguenza modificare anche i termini appartenenti all’approccio biomedico legato alla diagnosi. Alcuni continueranno a pensare che i termini diagnostici descrivano in modo utile i loro problemi; tuttavia, è importante notare che in rarissimi casi viene offerto il diritto di rifiutare le etichette diagnostiche. Ciò non significa che sia sempre facile trovare termini alternativi adeguati. Alcuni esempi però potrebbero essere i seguenti: sostituire “sintomo” con “problema” o “difficoltà”; “schizofrenia” con “sentire delle voci”; “disturbo depressivo” con “sentirsi senza speranza e avere pensieri suicidari”.

In conclusione, l’invito è quello di “vedere le proprie esperienze come valide e significative, di inserirle in un più ampio contesto di giustizia sociale, di unirsi agli altri e trovare uno scopo che nasce dalla sofferenza” (Dillon, May, 2003).

 

Elena Baldo e Luca Rizzi

 

BIBLIOGRAFIA

Harper DJ. (2023). De-medicalising public mental health with the Power Threat Meaning Framework. Perspect Public Health. 2023 May;143(3):151-155. doi: 10.1177/17579139231157531.

Leeming, D., Lucock, M., Shibazaki, K., Pilkington, N., Scott, B. (2022). The Impact of the COVID-19 Pandemic on Those Supported in the Community with Long-Term Mental Health Problems: A Qualitative Analysis of Power, Threat, Meaning and Survival. Community Ment Health J. 58(7):1297-1309. doi: 10.1007/s10597-021-00932-4.

Boyle M, Johntone L. (2020). Una nuova alternativa alla diagnosi psichiatrica: Il Power Threat Meaning Framework (PTMF). FrancoAngeli Editore.

Johnstone, L. & Boyle, M. with Cromby, J., Dillon, J., Harper, D., Kinderman, P., Longden, E., Pilgrim, D. & Read, J.  (2018). The Power Threat Meaning Framework: Towards the identification of patterns in emotional distress, unusual experiences and troubled or troubling behaviour, as an alternative to functional psychiatric diagnosis. Leicester: British Psychological Society.

 

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