L’epistemologia Funzionale
Il modello teorico di riferimento del Centro si basa sull’approccio della Psicologia Funzionale (Rispoli, 1994). Tale approccio ha come caratteristica peculiare, rispetto ad altri modelli di psicoterapia, il fatto di prestare molta importanza e valore al funzionamento del corpo, sia nella fase diagnostica che nell’intervento vero e proprio. Dare valore al corpo significa andare a guardare il corpo nel suo funzionamento completo, a livello fisiologico, nei suoi movimenti e nelle manifestazioni delle emozioni attraverso di esso. Questo modello dunque pone particolare attenzione al corpo, guardando come mente e corpo lavorano insieme all’interno delle varie esperienze della vita della persona.
Cosa significa fare una diagnosi “Funzionale”?
Nell’elaborazione della diagnosi funzionale si osservano, come negli approcci standard alla psicologia clinica, i pensieri (credenze, progetti, valori, sogni) e le emozioni (come viene vissuta la rabbia, l’ansia, la tristezza, la gioia) delle persone. Tali osservazioni vengono poi arricchite con informazioni corporee, come quelle riguardanti tono di voce, tono muscolare, postura, tipo di respiro e movimenti.
Ad esempio, quando chiediamo a una persona il suo modo di esternare e vivere la rabbia, non guardiamo solo cosa ci dice o gli episodi/storie che ci racconta connessi alla rabbia, ma andiamo a guardare anche come ce lo dice. Questo ci aiuta a comprendere quando la rabbia diventa disfunzionale o quando può essere una risorsa e ci dà anche degli spunti operativi su come intervenire per aiutare il paziente a conoscere, regolare e usare la sua rabbia in modo funzionale alla sua vita e allo sviluppo del suo benessere. In altre parole, se la persona ci parla della sua rabbia piangendo, o con una voce tenera, o si scalda visibilmente iniziando a muoversi e faticando a gestire la reazione fisiologica, avremo strade di intervento molto diverse l’una dall’altra.
Fare una diagnosi Funzionale significa guardare non un singolo aspetto della persona (o Funzione) giudicandolo come “giusto” o “sbagliato” rispetto a una “media”, ma guardarlo in relazione ad altri aspetti e caratteristiche (o Funzioni). Con Funzioni intendiamo, ad esempio, il respiro, il tono di voce, i ricordi, i valori, la progettualità, la paura, la tenerezza, la postura, i movimenti. Per praticità, le Funzioni possono essere raggruppate in quattro grandi aree psico-corporee: piano emotivo, piano posturale-muscolare, piano fisiologico e piano cognitivo-simbolico.
Una volta che sono state descritte le Funzioni e come interagiscono tra loro, abbiamo un’idea del “Funzionamento” della persona, vale a dire dei suoi punti di forza e di debolezza e dei suoi schemi automatici e poco flessibili, che probabilmente sono alla base dei disturbi che riporta. Per capire questo concetto di Funzionamento, possiamo pensare che le Funzioni siano i diversi cubi di un puzzle. Ogni Funzione non è fisa e immutabile ma può esprimersi in modi diversi in base al bisogno della persona. Ad esempio, se stiamo dormendo, il respiro sarà lento e profondo, mentre se stiamo correndo, il respiro sarà alto e frequente. Il cubo “respiro” gira e cambia faccia, in base all’esperienza che stiamo vivendo.
Ciò significa che se una persona è dotata di cubi flessibili, ben sviluppati, potrà vivere una molteplicità di esperienze e passare dalla calma alla vitalità, dall’auto-efficacia a esperienze di vulnerabilità e tenerezza. Tuttavia, per vari motivi, spesso ambientali, alcuni cubi faticano a girare e cambiare modalità in base all’esperienza in corso. Magari alcuni di noi sono abili nel destreggiarsi in situazioni di consistenza e auto-efficacia, ma che si sentono a disagio nello stare abbracciati col proprio partner, lasciandosi andare. O viceversa. Questo accade perché non è sempre facile rompere gli automatismi che creano inflessibilità e adattare le proprie Funzioni all’esperienza in corso. Rompere l’automatismo spesso significa passare attraverso sensazioni di disagio, paura, rabbia, che di fondo sono le situazioni di dolore che hanno causato quella inflessibilità.
Dopo la diagnosi: ridonare flessibilità
L’obiettivo dell’intervento Funzionale è ridare vita e movimento ai cubi che compongono il puzzle della nostra vita, in modo che le esperienze che possiamo fare siano diverse, ricche e ci permettano di abbracciare tutti i colori della vita. Per fare questo, noi psicologi Funzionali proponiamo esperienze, che consentano di esporre alla persona di avvicinarsi all’interno di una relazione protetta e sicura, a nuovi modi di vivere. Quindi non ci limitiamo a parlare, ma chiediamo alle persone se sono disponibili a stendersi e lasciarsi andare, o a camminare, magari saltellando sulle note di una musica scherzosa, o ancora se hanno voglia di immergersi nelle infinite sensazioni date dall’esplorarsi o toccarsi le mani. Per questo motivo, la terapia funzionale può essere molto intensa, perché invita le persone a uscire dalla zona di confort dei propri schemi e Funzionamenti abituali, per abbracciare ed esplorare nuove possibilità e scoprendo così, attraverso l’esperienza, la fiducia in se stessi, le proprie risorse, la bellezza della vita.
Ovviamente la terapia non è solo incentrata a fare esperienze, altrimenti si potrebbe andare in palestra, iscriversi a un corso di ballo o di massaggio e ottenere gli stessi effetti. Una parte fondamentale del lavoro è poi quella di chiedere alla persona cosa ha notato durante l’esperienza, in termini di facilità, piacevolezza/spiacevolezza, ricordi, pensieri o emozioni emerse, sensazioni corporee. Invitiamo la persona a guardare con curiosità e senza giudizio tutte le sue Funzioni e come interagiscono in modo da sviluppare consapevolezza e poter, attraverso la consapevolezza, iniziare quel percorso di libertà dalle catene degli automatismi.
Proprio uno studio condotto da noi in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova e dell’Università degli studi della Campania Vanvitelli, ha messo in luce l’efficacia dell’intervento corporeo sulla consapevolezza delle proprie sensazioni corporee e di come queste influenzano i processi cognitivi. Lo studio è stato effettuato registrando diverse terapie effettuate da psicoterapeuti Funzionali diversi, e analizzando lo sviluppo dei processi linguistici nel corso della terapia.
Ketty Ruscica
BIBLIOGRAFIA
Rocco, D., Rizzi, L., Dell’Arciprete, G., & Perrella, R. (2022). The Functional Psychotherapy Approach: A Process-Outcome Multiple Case Study. Frontiers in Psychology, 12, 727497.