Conoscere il legame tra sviluppo & ansia

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ansia e sviluppo

L’ansia, viene descritta dall’American Psychiatric Association, come l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Molte persone posso esperire questo stato emotivo e questo rende l’ansia, uno dei disturbi più diffusi al mondo. Da uno studio epidemiologico svolto in Italia, circa tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale negli ultimi 12 mesi; di questi, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d’ansia (Epicentro, 2022).

Un aspetto importante dell’ansia e dei suoi conseguenti disturbi, è il legame con lo sviluppo, infatti numerose ricerche riportano come l‘infanzia e l’adolescenza rappresentino la fase di rischio principale per lo sviluppo di sintomi e sindromi ansiosi, che vanno da sintomi lievi transitori a disturbi d’ansia conclamati (Beesdo, K., Knappe, S., & Pine, D. S., 2009) e come l’ansia sia una delle forme più diffuse di psicopatologia nei bambini e negli adolescenti. Nelle recenti teorie e ricerche che riguardano l’adulto, si è data sempre maggior enfasi a quanto il contributo dell’esperienza dell’ansia in età precoce influisca sullo sviluppo e sul progresso dell’ansia durante il percorso di vita (Chorpita, B. F., & Barlow, D. H., 1998). Questo aspetto è stato validato anche dai risultati al di fuori della letteratura clinica, che hanno contribuito all’integrazione e all’estensione dei modelli di ansia dell’infanzia e dell’adulto.

Diversi fattori di rischio sono stati identificati nella patogenesi dell’ansia infantile, come il temperamento, altri fattori di vulnerabilità geneticamente basati, esperienze di apprendimento negative, funzionamento familiare, qualità della relazione coniugale e educazione dei genitori, relazioni di attaccamento figlio-genitore insicure e la qualità della vita. Quest’ultima si riscontra come sia più bassa prima dell’esordio dei disturbi d’ansia e depressivi e come si riduca ulteriormente all’esordio dei disturbi e generalmente migliori con la remissione (Hohls, J. K., König, H. H., Quirke, E., & Hajek, A., 2021).

Infine, un ultimo fattore da prendere in considerazione, è la comorbilità dei disturbi d’ansia con altri disturbi, assume un particolare rilievo il legame con i disturbi depressivi. Gli studi di McElroy et all. (2018), evidenziano una forte interconnettività dei sintomi di depressione e ansia sin dalla più tenera età a livello di popolazione generale. In quanto tali, queste ricerche forniscono supporto ad argomenti per riconsiderare il modo in cui questi disturbi sono classificati, insieme al fatto che l’aumento della connettività suggerisca che i sintomi potrebbero rafforzarsi a vicenda attraverso lo sviluppo, contribuendo a spiegare gli alti livelli di continuità della vita di e tra questi disturbi.

Rapporto genitorialità & ansia

Il rapporto tra i bambini e i genitori, risulta giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei disturbi d’ansia, poiché numerosi studi hanno sottolineato le relative conseguenze bidirezionali di questo legame. La ricerca sulla genitorialità riporta come i bambini, i cui genitori hanno disturbi d’ansia, mostrano un aumento dei disturbi d’ansia. Allo stesso modo, i genitori di bambini con disturbi d’ansia hanno un aumento di disturbi d’ansia, con l’aumento del rischio in gran parte limitato alle madri.

Alcuni stili genitoriali, associati all’ansia del bambino, si verificano direttamente in funzione del disturbo d’ansia dei genitori, in particolare l’ansia espressa dal comportamento e le cognizioni ansiose come la catastrofizzazione e l’eccessiva attribuzione della minaccia, possono promuovere ansia del bambino (Colonnesi, C. et all., 2011). Anche la mancanza di calore dei genitori è stata considerata importante perché può portare il bambino a credere che l’ambiente sia fondamentalmente inospitale e minaccioso e a un senso di scarsa autostima e competenza. Per quanto riguarda l’eccessivo controllo da parte dei genitori, la mancanza di concessione dell’autonomia, l’eccessiva regolamentazione da parte di un genitore delle attività e delle routine del bambino, e il suo scoraggiamento all’indipendenza, possono promuovere un limitato senso di competenza e può servire a rafforzare l’evitamento delle sfide da parte del bambino e il conseguente sviluppo d’ansia (Chorpita e Barlow, 1998).

L’influenza della genitorialità sulle esperienze del bambino, è evidente dallo studio di Dumas e LaFreniere (1993), che hanno scoperto che le madri di bambini ansiosi interagiscono in modo più negativo rispetto alle madri di altri gruppi di bambini (ad es. competenti o aggressivi) con il proprio figlio. Tutti questi aspetti, contribuiscono durante la tarda infanzia e l’adolescenza, allo stabilizzarsi e al persistere nell’età adulta dei disturbi d’ansia.

Analizzando il costrutto dell’attaccamento, si è visto come esso è più fortemente associato a costrutti d’ ansia che hanno un impatto sulle relazioni sociali, come l’ansia da separazione, l’ansia sociale e il disturbo d’ansia generalizzato; infatti ci sono prove empiriche che mostrano una relazione tra attaccamento insicuro e sensibilità all’ansia.

Questo si esplica nell’accordo generale in letteratura, che sostiene la relazione più forte dell’attaccamento insicuro-ambivalente con lo sviluppo dell’ansia rispetto all’attaccamento evitante o all’attaccamento insicuro in generale.

Caratteristiche dei bambini ansiosiansia sviluppo

Il termine “inibizione comportamentale” (BI) è stato utilizzato da Kagan (1989) e altri per riferirsi a un modello temperamentale di risposta del bambino caratterizzato da paura, reticenza o moderazione di fronte a persone o situazioni sconosciute. Nella ricerca longitudinale (Colonnesi, C. et all., 2011), è stato riscontrato che circa il 50% dei bambini mantiene la propria classificazione BI precoce durante l’infanzia e l’adolescenza, che informa come la BI precoce predice il successivo disturbo d’ansia, in particolare della forma sociale.

Nelle ricerche svolte, è stato osservato come i comportamenti timidi e poco interattivi possono essere caratterizzati come attributi intercontestualmente stabili di bambini solitari ansiosi. Infatti, i bambini solitari spesso rimangono soli quando i coetanei familiari sono disponibili come compagni di gioco. Bisogna però specificare, che il loro comportamento solitario può essere attribuito a fonti esterne al bambino (esclusione dei coetanei o essere escluso dalle attività dei coetanei) o all’interno del bambino (una delle principali fonti interne è la solitudine ansiosa o il desiderio di giocare con i coetanei ma bloccato dalla paura sociale. In altre parole, i bambini possono essere solitari perché raramente si avvicinano e interagiscono con i coetanei, o perché i coetanei raramente si avvicinano e interagiscono con loro.

Sebbene queste due ragioni della solitudine fossero una volta considerate mutualmente esclusive, ora le vediamo come forze che si verificano insieme e si esacerbano a vicenda.

Nella mezza infanzia, la solitudine ansiosa aumenta il rischio di esclusione dei pari e, a sua volta, l’esclusione aggrava o rafforza la stabilità della solitudine ansiosa. L’esclusione tra pari è anche un predittore di crescenti traiettorie di ritiro sociale nella mezza infanzia e nell’adolescenza e la natura reciprocamente esacerbante della solitudine ansiosa e dell’esclusione dei pari è ampiamente accettato.

Alla luce delle ricerche riportate, si può affermare che i disturbi d’ansia nell’infanzia e nell’adolescenza sono comuni e invalidanti, tanto da avere un decorso cronico e da essere associati allo sviluppo di altri disturbi, come depressione, disturbo della condotta o disturbo da deficit di attenzione, è di particolare importanza la loro prevenzione e cura soprattutto se questi emergono nelle prime fasi di vita.

 

Francesca Magnani


BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA:

  • Beesdo, K., Knappe, S., & Pine, D. S. (2009). Anxiety and anxiety disorders in children and adolescents: developmental issues and implications for DSM-V. The Psychiatric clinics of North America32(3), 483–524.
  • Chorpita, B. F., & Barlow, D. H. (1998). The development of anxiety: the role of control in the early environment. Psychological bulletin124(1), 3.
  • Colonnesi, C., Draijer, E. M., Jan JM Stams, G., Van der Bruggen, C. O., Bögels, S. M., & Noom, M. J. (2011). The relation between insecure attachment and child anxiety: A meta-analytic review. Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology40(4), 630-645.
  • Fincham, F. D., Hokoda, A., & Sanders Jr, R. (1989). Learned helplessness, test anxiety, and academic achievement: A longitudinal analysis. Child development, 138-145.
  • Gazelle, H. (2013). Is Social Anxiety in the Child or in the Anxiety‐Provoking Nature of the Child’s Interpersonal Environment?. Child development perspectives7(4), 221-226.
  • Hohls, J. K., König, H. H., Quirke, E., & Hajek, A. (2021). Anxiety, Depression and Quality of Life-A Systematic Review of Evidence from Longitudinal Observational Studies. International journal of environmental research and public health18(22), 12022.
  • https://www.epicentro.iss.it/mentale/esemed-pres
  • McElroy, E., Fearon, P., Belsky, J., Fonagy, P., & Patalay, P. (2018). Networks of Depression and Anxiety Symptoms Across Development. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry57(12), 964–973.
  • Murray, L., Creswell, C., & Cooper, P. J. (2009). The development of anxiety disorders in childhood: an integrative review. Psychological medicine39(9), 1413-1423.

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