La vita oltre il dolore: fibromialgia e mindfulness

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Ciò che non sapevi sulla fibromialgia e la Mindfulness

 

Cos’è la fibromialgia?

La fibromialgia (FM) è una patologia cronica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso, si può parlare anche di sindrome fibromialgica (SFM), dato che il dolore è affiancato ad una vasta e rilevante costellazione sintomatologica extra-scheletrica ad andamento notevolmente variabile da individuo a individuo. Questa comprende sintomi quali senso di stanchezza, debolezza o mancanza di energia, disturbi del sonno, rigidità muscolare e alterazioni della sfera cognitiva. Il trattamento per la fibromialgia include sia terapie farmacologiche che non: le prime hanno mostrato un’efficacia limitata, mentre i trattamenti non farmacologici sembrano avere un maggiore impatto nella riduzione dei livelli di disabilità e nel miglioramento della qualità di vita; tra le terapie non farmacologiche possiamo trovare la pratica della Mindfulness specifica per il trattamento dei dolori cronici.

Cos’è la Mindfulness?

 

La Mindfulness è prima di tutto un modo di essere, un’attitudine, è accorgersi di cosa succede in noi, al di fuori di noi; solo successivamente è un insieme di protocolli da mettere in pratica. Essa ha origine dalle pratiche di meditazione del buddismo, deriva dalla parola “sati”, che in lingua pali significa appunto consapevolezza mentale, attenzione sollecita.

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La Mindfulness occidentale, come pratica psicologica, è stata introdotta da Jon Kabat-Zinn negli anni ’70 con l’ideazione del protocollo MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) avente lo scopo di migliorare la modalità di prestare attenzione al mondo esterno e interno del qui ed ora in modo intenzionale e non giudicante, per risolvere e/o prevenire la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé, attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza per eliminare tutti gli automatismi di risposta agli stimoli e permettere così il cambiamento.

Dopo il MBSR di Kabat-Zinn, sono stati ideati molti altri protocolli di Mindfulness, applicabili alla gestione della depressione, dei disturbi di personalità, del disturbo borderline, dei disturbi alimentari, all’aiuto dei pazienti malati di cancro o con dolori cronici…

Nella III° generazione delle terapie cognitivo comportamentali la Mindfulness si inserisce come una strategia di cambiamento contestuale ed esperienziale che modifica la funzione degli eventi psicologici, piuttosto che intervenire sul loro contenuto. La pratica della consapevolezza addestra infatti a stare con l’esperienza interna ed esterna del momento senza cercare di modificarla in alcun modo. Questa opportunità permette alla persona di vivere dentro l’esperienza consapevolmente e totalmente, di osservare senza giudizio quello che sta accadendo, con curiosità e di conoscerlo e riconoscerlo.

Gli effetti sono molteplici e positivi su più livelli:

  • Livello cognitivo: maggior attenzione, percezione degli stimoli e apprendimento, minor sovraccarico mentale e preoccupazione;
  • Livello emotivo: maggior stabilità emotiva, empatia, gratitudine e amorevolezza e creatività;
  • Livello PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologico): maggior immunità, bilanciamento dell’arousal e minor reattività allo stress e pressione arteriosa.

 

La Mindfulness è di aiuto nel trattamento dei dolori cronici?

 

Il protocollo Mindfulness per il trattamento dei dolori cronici è stato perfezionato da Jackie Gardner-Nix nel 2002, partendo dal protocollo di Kabat-Zinn, ed è il Mindfulness-Based Chronic Pain Management (MBCPM), grazie al quale i pazienti sviluppano varie abilità per cambiare il loro rapporto con dolore, la sofferenza e lo stress, assimilando nuove “abitudini” che comportano cambiamenti neuroplastici nel cervello e così imparare a gestire meglio i dolori e gli effetti nella loro quotidianità.

Il fulcro del programma Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) di Kabat-Zinn, utilizzato per il trattamento dello stress e del dolore cronico, consiste nel portare i pazienti ad evitare di innescare quelle reazioni automatiche che ostacolano un’efficace risoluzione o un miglioramento dei problemi fisici. La Mindfulness in una chiave di lettura moderna favorisce l’accettazione di situazioni nelle quali è necessario riconoscere che la soluzione più conveniente per ridurre la sofferenza è accettare la situazione.

Il trattamento con Mindfulness e tecniche di meditazione ha migliorato in modo significativo la qualità della vita dei pazienti in termini di sensazioni fisiche, salute generale, vitalità, funzionamento sociale e salute mentale, risultati coerenti con quelli trovati da Sephton e collaboratori (2007) in uno studio con malati di fibromialgia, nei quali migliora anche lo stato psicologico di ansia e depressione frequentemente associato e la capacità di gestire il dolore.

Quali risultati si ottengono?

 

Si ritiene che la Mindfulness sia in grado di determinare una significativa riduzione della sofferenza fisica intervenendo in maniera utile su alcuni processi cognitivi ed emozionali. Secondo gli studi di Williams pubblicati nel 2010, il sistema cognitivo incorpora le nuove modalità di relazione con l’esperienza e dà luogo ad effetti che si traducono in due importanti fattori terapeutici: il primo con la capacità di fermarsi e di lasciare andare le sensazioni, i pensieri e le emozioni, aumentando gradatamente la capacità di non entrare nelle reazioni automatiche mentali e di controllare le risposte disfunzionali che caratterizzano il proprio malessere; il secondo con l’ accettazione consapevole del momento attuale, della propria mente e di se stessi favorendo il decentramento dalla propria esperienza, l’interruzione dell’abitudine, del ricorso involontario al pensiero automatico e all’abitudine giudicante, rispetto all’attenzione libera e profonda e specialmente libera da illusioni riguardo al presente (uno degli aspetti maggiormente terapeutici della Mindfulness). L’aumento dell’accettazione si correla così ad un diminuzione della sgradevolezza della sintomatologia dolorosa che sembra possa essere associata ancora ad un aumento delle emozioni positive e a un decremento delle emozioni negative.

Ad una minore percezione di emozioni negative, minori sintomi depressivi e dei livelli di stress si affiancano la riduzione della ruminazione mentale ed un aumento della capacità di accettare l’esperienza presente, riducendo contemporaneamente il rischio di depressione che si ritrova con notevole frequenza nei pazienti affetti da dolore cronico. Inoltre viene eliminato un problema secondario, costituito dalle valutazioni negative e dalle strategie di soluzioni disfunzionali che mantengono e accrescono il problema principale: l’inefficacia delle cure proposte viene vissuta come se la malattia dolorosa difficilmente curabile fosse una peculiarità esclusiva di quel paziente a cui si affianca il timore di non essere credibile e talvolta un’ auto-valutazione negativa in quanto individui non in grado di ricevere attenzione dovuta e cure appropriate. Tutto ciò favorendo il decentramento, rispetto ai propri stati mentali che vengono trattati come tali e non come fatti o caratteristiche che definiscono la persona.

Zeidan e collaboratori, in due lavori consecutivi (2011, 2012), hanno cercato di individuare quali possano essere i meccanismi cerebrali alla base dell’analgesia indotta dalle pratiche di Mindfulness. La modulazione cognitiva del dolore è influenzata da numerosi fattori che implicano l’attenzione, alcune credenze, il condizionamento, le aspettative, l’umore e la regolazione delle risposte emozionali agli eventi sensoriali nocivi. E’ stato dimostrato che la meditazione Mindfulness riesce ad attenuare il dolore attraverso il controllo questi meccanismi, sia attraverso la consapevolezza, l’accoglienza ed accettazione delle proprie esperienze interne ed esterne (pensieri, emozioni, comportamenti), sia modificando la valutazione contestuale degli eventi sensoriali, ovvero decentrandoli e prendendo da essi una distanza critica.

Di fatto è stata clinicamente osservata una significativa riduzione della percezione del dolore dopo un breve addestramento Mindfulness, i risultati dimostrano che alcuni effetti benefici possono essere osservati dopo appena quattro giorni di training di almeno venti minuti ciascuno.

 

Giada Zambotto

 

Bibliografia

 

Jacqueline Gardner-Nix. (2002). Mindfulness-Based Chronic Pain Management (MBCPM);

Kabat-Zinn J. (1990). Full catasthrophe living:using the wisdom of your body and mind to face stress, pain and illness . Dell PublishingNew York;

Montano A. (2010). Le psicoterapie basate sulla mindfulness in: Bulli e Melli (eds) Mindfulness and acceptance in psicoterapia. Eclipsi;

Perdighe C. e Mancini F. (2012). Dall’investimento alla rinuncia: favorire l’accettazione in psicoterapia. Cognitivismo Clinico 9 (2)116-1134;

Sephton S. E., Salmon P., Weissbecker I., et al. (2007). Mindfulness meditation alleviates depressive symptoms in women with fibromyalgia: Results of a randomized clinical trial. Arthritis Rheum, 57, 77–85;

Stefani, R. (2014). Dolore cronico e mindfulness;

Ramel W. et al. (2004). The effects of mindfulness meditation on cognitive Processes and affect in paatients with past depression. Cognitive Therapy and Research 28 (4) 433-455;

Vujanovic A.A. et al (2010). Incremental validity of mindfulness skills in relation to emotional dysregulation among young adult community sample. Cogn-Behav Ther 39 (3) 201-213;

Williams J.M.G., (2010). Mindfulness and psychological processes. Emotion 10(1), 1-7;

Zeidan F. et al (2011). Brain mechanisms supporting modulation of pain by Mindfulness meditation. J Neurosci 6, 31(14)5540-5548;

Zeidan F. et al (2012). Mindfulness meditation-related pain relief: evidence for unique brain mechanims in the regulation of pain. Neurosci Lett 29, 520 (2)165-173.

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