Porno tra intrattenimento ed educazione

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Pornografia deriva dal greco antico pòrne che significa “prostituta” unito a graphè ovvero disegno, scritto o documento. Pertanto, il significato letterale di pornografia è quello di “rappresentazione scritta o figurata di meretrici”. Tale etimologia, però, non corrisponde all’uso corrente che si fa del termine, in quanto molte delle rappresentazioni pornografiche non riguardano prettamente la prostituzione. Possiamo, dunque, intendere la pornografia come una rappresentazione audio-visiva degli organi sessuali in una condizione di stimolazione.

Se l’erotismo richiama la sensualità, la pornografia è strettamente incentrata sull’eccitazione sessuale e, più propriamente, è un’esperienza visiva palese dell’appagamento sessuale.

pornografia

ALCUNE CARATTERISTICHE DEL PORNO MAINSTREAM

Generalmente, quando si parla di pornografia si fa implicitamente riferimento ai contenuti video mainstream immediatamente fruibili, in quanto gratuiti, sui siti web noti ai più. Si tratta di contenti audio-visivi sia di livello amatoriale che prodotti dalle grandi etichette, e che, per lo più, escludono produzione pornografiche sperimentali di matrice femminista, per esempio, o anche quei contenuti eccessivamente estremi attinenti ad alcune pratiche del sadomasochismo, anche conosciute come BDSM (acronimo di Bondaje & Disciplina, Dominazione & sottomissione, Sadismo & Masochismo). Questa momentanea distinzione, tra porno mainstream ed altre sub-culture che concepiscono il porno in maniera esteticamente ed eticamente differente, ci consente di concentrare l’attenzione su ciò che viene condiviso ed esperito dalla maggior parte dei consumatori di pornografia. Consumatori e consumatrici, visto che dalle ultime statistiche raccolte nel 2019 da PornHub, le donne che dichiarano di intrattenersi con i contenuti video di tale piattaforma rappresentano il 30% della totalità del pubblico[1].

Provando a delineare alcune caratteristiche della pornografia mainstream, ci rendiamo conto che, generalmente:

  • si tratta di video dalla trama pressoché inesistente,

  • dove gli aspetti attinenti all’igiene non vengono considerati..
  • ..e in cui si trascura la contraccezione, nonché la possibilità di trasmettere malattie veneree al/ai proprio/i partner.
  • In questo genere di pornografia sembrano non trovare posto le componenti psico-sociali proprie del comportamento sessuale come, ad esempio, il flirt, il corteggiamento, la seduzione o anche il rifiuto.
  • E per quanto concerne la componente di genere: gli uomini sono (rappresentati) sempre potenti e altamente virili mentre le donne sono (rappresentate) quasi sempre vogliose, compiacenti ed immediatamente disponibili.

È necessario, dunque, sottolineare che questo genere di pornografia nasce con un intento di intrattenimento e non è intenzionata ad aderire alla realtà, ovvero ad essere una rappresentazione realistica della vita sessuale. Tra i suoi obiettivi preminenti, il più delle volte, vengono depennati la creazione di una prosa elegante o la produzione di immagini esteticamente ricercate: l’unico scopo che si prefigge il porno mainstream è quello di documentare l’atto sessuale. Ecco spiegato perché tale struttura pornografica per alcuni può risultare una creazione anonima, monotona e rasente la noia in quanto strabordante di contenuti stereotipati.

UN’ALTRO GENERE DI APPREZZAMENTO

In premessa alle prossime considerazioni circa le differenze di genere nell’approccio all’erotismo e alla pornografia, è necessario tenere in considerazione che ci troviamo in una società e in un’epoca ove la sessualità sta assumendo forme sempre più “fluide” e in cui i valori che ciascuna persona attribuisce, più o meno consapevolmente, alla sfera sessuale non sono determinati automaticamente dal sesso biologico di appartenenza.

 Senza volere, nemmeno potendo, eludere le diverse fisicità alle quali corrispondono tempi, esperienze e modalità diverse di eccitazione e godimento, di seguito prenderemo in considerazione la componente psicosociale che, sino ad oggi, ha costellato la narrazione dell’immaginario femminile e di quella del mondo maschile.

Tradizionalmente, sono state, e in parte continuano ad essere, due le principali rappresentazioni erotico-pornografiche che hanno contraddistinto la nostra cultura: da una parte, proprio del mondo maschile, troviamo il classico “filmino porno”, preceduto dalle fotografie ritraenti donne nude, e dall’altra la “letteratura rosa” che, come già ci suggerisce il nome, ha concorso a creare l’immaginario femminile in fatto di sessualità. Il pensiero dualistico rischia spesso di eccedere nella semplificazione, impoverendo ed ingabbiando la varietà del reale in cui siamo immersi, ma può anche consentire, per una prima analisi, di delineare i tratti fondativi delle due distinte narrazioni attinenti l’attività sessuale.

Incentrando la nostra indagine sulla consumazione dei video pornografici, e quindi sui gusti e le preferenze che inscenano tali rappresentazioni dell’atto sessuale, salta subito all’occhio una sessualità orientata alla prestazione, in cui ad essere preminente è il senso della vista, mentre la sessualità che contraddistingue maggiormente il modo femminile è più tattile che visiva, risponde ad un contatto diffuso e non circoscritto ai genitali e alla penetrazione, ed è più intima che anonima (per rifarci alle categorie del porno mainstream).

È possibile dedurre che la pornografia classica sia, e soprattutto sia stata, un prodotto eminentemente maschile pensato per un pubblico di uomini più sensibili a contenuti visivi, mentre il pubblico femminile tende a rispondere maggiormente all’immaginario costruito dalla già citata “letteratura rosa”, prodotto, anche qui, creato da autrici e fruito principalmente da lettrici. La “letteratura rosa” rappresenta una narrazione che non si concentra solo sull’atto penetrativo/sessuale (come risultano essere le inquadrature dei genitali tipiche del porno) quanto sullo sviluppo di un rapporto erotico-amoroso che progredisce pagina dopo pagina, in cui le parti psico-relazionali che nel porno vengono espulse, come la seduzione e il corteggiamento, qui sono il gioco più attrattivo che tiene le lettrici incollate al libro. Possiamo dire che il realismo, il farsi di una relazione e l’erotismo sono gli ingredienti centrali per dar vita a una rappresentazione erotico-sessuale efficace.

Un ulteriore aspetto di genere che in modalità opposte accomuna sia la produzione di film pornografici che la creazione di narrazioni erotiche, è quella che riguarda la raffigurazione della donna nel porno e dell’uomo nel racconto “rosa”: solitamente i personaggi femminili nella pornografia sembrano unicamente imitare la loro controparte maschile, infatti sono rappresentate come insaziabili, promiscue e infuocate dal godimento sessuale; nello stesso modo, nella letteratura rosa il partner della protagonista viene ritratto come riguardoso, follemente attraente, nonché ricco di fascino e di mistero. È presto detto che, nella propria immaginazione, ciascuna e ciascuno può permettersi di piegare la realtà ai propri desideri; non bisogna però dimenticarsi di avere i piedi ben ancorati alla terra per vivere insieme al partner una reale esperienza affettivo-sessuale. È fondamentale diradare il cielo dai nuvoloni delle aspettative non esplicitate, talvolta nemmeno a se stessi, che ciascuno racchiude nei confronti dell’altro. Aspettative e valori attinenti al proprio modo di vivere la sessualità che rischiano di generare solo incomprensione e distacco quando non vengono posti alla luce del sole, in una calda intimità che avvolge le persone in comunicazione autentica.

SE IL PORNO VIENE VISTO IN COPPIA

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La visione d’insieme della pornografia può essere un’esperienza benefica per la coppia?

A tale quesito non si può rispondere in maniera univoca, con un netto “sì” o “no” valido per tutti e in qualunque situazione.

Proveremo ora a tracciare le linee guida per abbozzare l’orizzonte di una risposta che ciascuna persona adulta, ed interessata al tema, potrà formulare personalmente.

Può capitare, infatti, che uno dei due partner proponga la visione comune di materiale pornografico o che alluda a un certo tipo di pratiche e di posizioni sessuali facendo riferimento alle immagini riprodotte nei siti web gratuiti e/o, ancora, che utilizzi video porno per praticare autoerotismo senza ricevere approvazione dal partner per questa scelta. Queste sono solo tre ipotesi di realtà che ci consentono di immergerci nelle problematiche, o anche nelle possibilità, che il porno può creare nella vita di coppia.

Il tasso di accettabilità della pornografia nella coppia dipende strettamente da due variabili: l’uso che se ne fa e la complicità che si crea nella coppia:

 

È molto importante che, quando una coppia decide di condividere la visione di video pornografici, non renda tali contenuti audiovisivi un sostituto alla relazione sessuale. La pornografia deve limitarsi ad essere  un aiuto per la coppia. Infatti, uno smodato e compulsivo utilizzo della pornografia potrebbe incentivare la creazione di modelli irrealistici e dunque non soddisfabili in alcun tipo di contesto reale insieme al/alla proprio/a partner. (Breve memo: si parla di approccio patologico al porno quando esso costituisce l’unico mezzo per gratificarsi sessualmente e al di fuori del quale risulta impraticabile avere una vita sessualmente appagante). La visione di video porno in coppia deve essere una fonte di passione e non una gabbia in cui imprigionare il desiderio.

 

La complicità che si può generare durante (prima e dopo) la visione di un video porno è dettata da plurimi fattori: non si tratta esclusivamente di guardare delle scene ma anche di esperire, nel mentre, un contatto reciproco, il tatto dunque e l’espressione delle rispettive emozioni senza timore di essere giudicati dall’altro, in una generale atmosfera di giocosità, sono tutti elementi che incrementano il vissuto di complicità nella coppia. I due partner, infatti, stanno condividendo un segreto a cui nessun altro potrebbe avere accesso. Poi, guardare insieme video porno può essere fonte di curiosità e ispirazione, nonché di apprendimento di nuove espressioni sessuali, se non una vera e propria conoscenza anche anatomica dei nostri corpi. La coppia testa diverse situazioni per arrivare a nuove preferenze comuni, facendo sbocciare così un nuovo feeling erotico. Infine, possiamo azzardare nel dire che, incrementando la complicità, si può abbassare la possibilità di tradire o di essere traditi perché il partner diventa l’altro con cui trasgredire, e il bisogno di cercare qualcosa al di fuori dalla coppia viene meno[2].

 

La visione della pornografia non deve, chiaramente, mai essere un’imposizione, soprattutto quando il partner non si sente a suo agio o si sente offeso dalle immagini proposte per qualsivoglia ragione. La fiducia e il rispetto reciproco sono due aspetti imprescindibili in un rapporto.

PORNOGRAFIA (NON) EDUCATIVA

 La pornografia è nata come intrattenimento, prima letterario poi audio-visivo, ora le viene chiesto di essere “educativa” essendo diventata una delle prime, e talvolta anche delle uniche, vie per approcciarsi al mondo del sesso. Il porno mainstream è, infatti, la prima porta utilizzata dai preadolescenti e dagli adolescenti per accedere alla sessualità. Come già abbiamo illustrato nelle precedenti parti, la struttura narrativa delle scene pornografiche è tutt’altro che neutrale, ma ricca di indicazioni comportamentali a seconda del genere di appartenenza degli individui ritratti, per esempio, quindi creatrice di stereotipi di genere. Lo stereotipo di per sé non è sempre una falsa rappresentazione ma lo diventa quando si crede che sia l’unica possibilità attraverso cui una data persona possa esprimere se stessa. Nel porno a cui le/i giovani accedono, infatti, l’uomo è spesso ritratto in un atteggiamento dominante, forte e intraprendente mentre la donna si trova in una posizione più passiva, ricevente, che ostenta godimenti enormi ed incessanti, compiacente e sempre disponibile.

Ricerche svolte in Danimarca[3], e poi successivamente ripetute anche negli Stati Uniti, rivelano che non esiste correlazione tra l’abituale consumo della pornografia, da parte dei cittadini, e l’aumento della violenza. Uno studio più recente, risalente al 2015 e pubblicato sul Journal of communication[4] (Oxford Academic) invece evidenzia la relazione che intercorre tra l’esposizione precoce alla pornografia con il successivo sviluppo di atteggiamenti maschilisti; tuttavia non si può asserire che la visione di materiale pornografico induca automaticamente il ragazzo o l’uomo a considerare normali le molestie. Infatti, i fattori che favoriscono la messa in atto di violenze sessuali e comportamenti misogini riguardano più ampiamente variabili psico-emotive e ambientali proprie del contesto di crescita del singolo.

Se tutte le cosiddette “agenzie educative”, come la famiglia e la scuola, mirano in diversi modi a dissuadere i giovani dal praticare la violenza in contesti ordinari, ma si esonerano dal proferir parola quando si tratta di sesso: chi si arroga la responsabilità di dire quale potrebbe essere considerato un comportamento violento attinente al rapporto sessuale? (Si pensi al fenomeno del “revenge porn”[5], per esempio). Se non esistono, come nel nostro paese, dei percorsi di educazione alla sessualità a cui tutti le/i giovani hanno la possibilità e il diritto di accedervi, chi può soddisfare le curiosità e la voglia di conoscere come si può vivere una relazione affettiva sessualmente attiva?

 In media, sono due le problematiche tipiche che concernono la vita sessuale dei ragazzi e delle ragazze che si imbattono nella pornografia:

  • per lui la questione si gioca sulla prestazione: risulta infatti naturalmente difficile paragonarsi ai tempi, alle misure e alle durate che contraddistinguono i porno attori, rischiando così di creare un vissuto di ansia da prestazione e di senso di incapacità e inadeguatezza nei giovani adolescenti;
  • per lei centrale è invece l’immagine, la fisicità del proprio corpo che per non sembrare sgraziato è costretto alla rigidità: tale condizione, però, impedisce alle giovani di godere a pieno del momento e di lasciarsi trascinare dal piacere sessuale, il più delle volte anche rassegnandosi di non “essere fatte per” raggiungere l’orgasmo ma fingerlo, emulando i versi delle abilissime attrici di video hard.

 Un progetto di educazione sessuale d’avanguardia creato da ragazze/i e rivolto a contesti scolastici è senza dubbio “Making (of) Love”[6] che si propone di parlare di sessualità senza censure. Centrale nel progetto è mostrare immagini di corpi imperfetti, diversi da quelli proposti dall’industria pornografica o dettati dai canoni di bellezza correnti. È un percorso educativo che non incentra tutte le sue attenzioni solo sulle indispensabili informazioni riguardanti l’esperienza sessuale, come la conoscenza anato-biologica delle differenze tra i sessi o le corrette nozioni sulla contraccezione per garantire la salute delle persone che decidono di intrattenere rapporti sessuali, perché “Making (of) Love” nasce con l’intento di dar vita ad un luogo sicuro in cui condividere tra pari (e non solo) ciò che (non) si conosce e/o che si desidera vivere nella propria sessualità. Il progetto utilizza una mescolanza di diverse forme d’arte erotica (come la poesia, la scultura, la musica e il cinema) per sciogliere i tabù e girare scene di film che invitano alla condivisione aperta e al dialogo.

Bibliografia e sitografia:

  • “Loveline. Il sesso affrontato senza morbosità o imbarazzo” C. Raznovich e M. Rossi
  • “Viewing Sexual Stimuli Associated with Greater Sexual Responsiveness, Not Erectile Dysfunction” 2016, pubblicato sulla rivista Sexual Medicine
  • “A meta-analysis of pornography consumption and actual acts of sexual aggression in general population studies” 2015, Journal of communication
  • https://tech.fanpage.it/trend-pornhub-2019/
  • https://www.makingoflove.it/

Scritto da Elide Bonfanti

 

 

[1] dati tratti dall’articolo della testata giornalistica di Fanpage: https://tech.fanpage.it/trend-pornhub-2019/

[2] “Viewing Sexual Stimuli Associated with Greater Sexual Responsiveness, Not Erectile Dysfunction” 2016, pubblicato sulla rivista  Sexual Medicine

[3] Negli Anni ’70 Berl Kutchinsky, professore di criminologia dell’Università di Copenhagen, misurò i crimini sessuali commessi in Danimarca, Svezia e Germania, tra gli Anni ’60 e gli Anni ’70, nel decennio in cui la pornografia venne legalizzata. Risultato? Non trovò alcuna correlazione tra i due fenomeni. Anzi notò che certi reati sessuali (stupri e molestie sui minori) erano diminuiti.

[4] “A meta-analysis of pornography consumption and actual acts of sexual aggression in general population studies” 2015, Journal of communication

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Revenge_porn

[6] https://www.makingoflove.it

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