Il suono della nostra stessa voce è qualcosa che diamo per scontato come parte di ciò che siamo, ma cosa accadrebbe se la nostra voce dovesse cambiare drasticamente o scomparisse del tutto? In che modo ciò influenzerebbe il nostro senso di chi siamo e di come siamo percepiti dagli altri?
La voce umana è una parte fondamentale di ciò che siamo e di come ci esprimiamo: usiamo le nostre voci per trasmettere emozioni, per confortare, discutere, ordinare, persuadere e rassicurare. Le nostre voci hanno carattere, personalità, persino anima; danno un’indicazione del nostro umore, della nostra salute, del nostro livello di affaticamento. Facciamo supposizioni e costruiamo stereotipi basati sul suono delle voci degli altri. Politici, attori e cantanti intraprendono anni di coaching vocale per addestrare le loro voci a suonare in un modo particolare, per promuovere un messaggio o un’immagine.
Le voci sono uno dei principali modi in cui entriamo in contatto con altri esseri umani. Le nostre voci sono anche il modo in cui parliamo con noi stessi, e non le percepiamo nello stesso modo quando ascoltiamo una registrazione della nostra voce (ciò ha a che fare con il modo in cui il suono della nostra stessa voce viene in parte trasmesso attraverso le ossa craniche) e le nostre identità appaiono alterate. Nella nostra testa percepiamo la nostra voce in un modo; quelli che ci ascoltano la percepiscono in modo diverso.
Ma cosa succederebbe se dovessimo perdere la nostra voce in modo permanente o se questa dovesse alterarsi completamente? Come potrebbe influire sul modo in cui gli altri ci vedono o ci ascoltano? Potrebbe cambiare la nostra identità in modo fondamentale?
Durante il processo di invecchiamento, si verificano modificazioni naturali nella laringe e nelle strutture coinvolte nella fonazione, che spiegano le caratteristiche specifiche riscontrate nelle voci delle persone anziane. Un disturbo vocale può generare svantaggi nell’efficienza comunicativa e avere un impatto negativo sulla qualità della vita, compromettendo i meccanismi di socializzazione, il mantenimento dell’autonomia e il senso di benessere. Tutto questo può portare l’individuo a non riconoscersi più nella propria voce e ad isolarsi perché non riesce più a comunicare con gli altri come prima. L’identità muta e come ogni crisi d’identità, si tratta di un momento delicato e a forte rischio depressivo.
Come si riconosce la depressione nell’anziano?
La caratteristica essenziale di un episodio depressivo maggiore è un periodo di almeno due settimane in cui la persona prova uno stato d’animo depresso (la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno) o la perdita di interesse o piacere in quasi tutte le attività. Secondo l’American Association per la Psichiatria Geriatrica, i sintomi più comuni della depressione negli anziani includono:
- Tristezza persistente
- Rallentamento psicomotorio (che, pertanto, riguarda anche l’eloquio)
- Eccessiva preoccupazione per le finanze e problemi di salute
- Pianto frequente
- Sentirsi inutili o indifesi
- Variazioni di peso
- Ipereccitabilità o irrequietezza
- Difficoltà a dormire
- Difficoltà di concentrazione
- Disturbi somatici (dolore fisico inspiegabile o problemi gastrointestinali)
- Ritiro dalle attività sociali
- Condizioni mediche associate alla depressione
I problemi medici, comprese le condizioni mediche croniche, possono scatenare o peggiorare i sintomi della depressione nei pazienti anziani. Qualsiasi condizione medica, in particolare quelle che sono dolorose, debilitanti o potenzialmente letali, può causare sintomi di depressione, quindi anche quelle associate a disfonie organiche o disfunzionali.
La psicoterapia può essere una fonte di supporto per i pazienti anziani. A breve termine può anche essere efficace nell’aiutare i pazienti anziani a eliminare schemi di pensiero e comportamenti che contribuiscono ai sintomi depressivi e a mantenere un senso di identità nonostante i cambiamenti vocali. Se combinata ad una terapia logopedica, può contribuire alla riduzione dei cambiamenti associati all’invecchiamento.
Francesca Galvani