A CACCIA DI SAPERI TACITI
di Maria Chiara Pacquola
Vi siete mai chiesti, una volta che qualche collega o esperto ha realizzato un lavoro che non conoscete, come ci sia riuscito?
La mia curiosità mi spinge a domandarmelo spesso tanto da far diventare questa ricerca un’attività stabile della mia professione, come psicologa del lavoro e psicoterapeuta, ogni volta che entro in un contesto organizzativo nuovo, per interventi di formazione o di sviluppo, siano esse fabbriche, piccole imprese, associazioni, enti pubblici, enti di servizi al lavoratore o alle organizzazioni.
Mi ha sempre affascinato la maestria, quell’essere capaci di realizzare, costruire, trasformare un’azione in un’opera lavorativa, attraverso gesti che all’occhio inesperto risultano semplici puliti, veloci ma non frettolosi, guidati da un occhio sapiente e da un movimento calmo ma risoluto, determinato, senza esitazioni.
Se l’osservazione ammalia, rimane però insoddisfatta perché dietro al gesto sapiente c’è molto di più che spinge la mia curiosità ad aprirsi in domanda, richiesta all’esperto di parlare del proprio lavoro. La risposta però sorprende, perché al pari del gesto, spesso è semplice ed evidente ma quanto mai misteriosa “Lo fai ad occhio! lo senti!” ti viene risposto con sicurezza disarmante.
Esiste un sapere dell’azione di cui neppure l’esperto è consapevole, perché incorporato nella pelle, nel muscolo, nelle mani, nell’occhio, nel respiro in un funzionamento armonico che ripetuto più e più volte, appreso durante il lavoro senza parole, senza teorie, abbandona la consapevolezza per diventare ritmo in cui pensiero e azione si fondono.
Come fare allora? Come accedere al sapere incarnato?
Ho dedicato 10 anni della mia vita e un dottorato di ricerca ad affinare l’epistemologia e la tecnica per penetrare questo mistero dell’expertise, imparando ad accompagnare le persone a riapprendere dal loro lavoro attraverso l’esplicitazione dei loro saperi, a superare il laconico della parola e accedere a quello che a tutti gli effetti è lo stupore nel riappropriarsi della propria conoscenza.
L’analisi clinica del lavoro, di matrice francese, è una strada per entrare nel vissuto della persona e ricostruire un processo conoscitivo consapevole.
L’assunto principale è che ogni attività produttiva (la realizzazione lavorativa) si accompagna ad una parallela e interna attività costruttiva di apprendimento e di concettualizzazione e trasferimento dei saperi da una situazione specifica ad una classe di situazioni di lavoro accomunabili per tipologia, scopi, assunti, variabili.
E’ così che, una volta motivata la persona a scoprire i propri saperi, con tecniche particolari quali l’intervista di Vermersch (Vermersch, 1994) la lettura Funzionale (Pacquola, 2010), l’Autoconfronto semplice (Thereau, 2004) e incrociato (Clot, 2001), si intraprende con il lavoratore un percorso di svelamento della propria attività costruttiva, ricostruendo l’integrazione di percezioni, sensazioni, ragionamenti, logiche d’azione, le emozioni che hanno guidato la persona a costruire il suo, come lo chiamo io, “percorso d’azione”(Pacquola, 2010), composto da movimenti osservabili, ma ancor di più da movimenti interni non accessibili all’occhio.
Vi chiedete a cosa può servire tutto questo processo…
Oltre a dare valore alla competenza e a Sé, i saperi esplicitati e formalizzati sono preziosissimi per la formazione dei giovani e dei colleghi che vogliano apprendere un nuovo lavoro in tempi più rapidi rispetto a quelli classici dell’affiancamento e all’apprendimento per imitazione; il sapere esplicitato è inoltre fondamentale per il collettivo organizzativo, per la condivisione di un bagaglio di soluzioni a problemi individuali a livello collettivo, per la creazione di nuove soluzioni a problemi apparentemente impossibili che richiedono la costruzione di nuove competenze di gruppo; in ultimo, servono nei momenti di discontinuità organizzativa, nei momenti di forte esigenza di cambiamento, per rileggere le routine lavorative non più efficaci, per aumentare la consapevolezza individuale e collettiva dei limiti del sapere cristallizzato e attivare nuove progettualità conoscitive e trasformative.
Bibliografia
Magnoler P., Pacquola MC.(2016). Approaches toTraining in companies, REM, 8(2), 42-50
Pacquola Mc., Pacquola B.(2014) Transférer les savoirs d’experience: un chantier italien dans le secteur des chaussures, Travail et apprentissages n°11, Editions Raison et Passions, 2014.
Pacquola Mc.., Pacquola B.(2014). Le rapport travail et formation dans l’industrie de la chaussure: le cas du Politecnico calzaturiero, Hors-sèrie AFPA “Les synergies travail-formation”.
Magnoler P., Pacquola Mc., Tescaro M.(2014). Knowledge in action for training, Il sapere dell’azione per la formazione, in Formazione Lavoro Persona, n°12 – Settembre 2014, Istruzione superiore, alta formazione e dottorati di ricerca, http://www.cqiarivista.eu/
Pacquola B., Pacquola Mc.(2012) L’esperienza nelle organizzazioni: riconoscere, valorizzare, validare, pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del progetto “Au-delà de l’apprentissage formel” finanziato dalla Comunità Europea con il Programma di Apprendimento Permanente 2007/2013 Programma Leonardo da Vinci – Convenzione n° LLP-LDV/TOI/10/IT/499, Grafiche Editoriali La Press, Fiesso d’Artico (VE).
Pacquola Mc.(2010). “La valorizzazione dei saperi taciti, una sfida tra passato e futuro”, cap. 6, pubblicazione di fine progetto Au delà de la salle, con finanziamento europeo Leonardo da Vinci, Collana Politecnico Calzaturiero distretto Riviera del Brenta, Ed. Grafiche Editoriali Lapress.