Riconosciamo e definiamo il rumore, nelle sue modalità di presentazione acuta e cronica, come un evento stressante, responsabile di un peggioramento della qualità della nostra vita.
Il disturbo creato dal rumore prevale nella società occidentale, nei paesi industrializzati, in molte attività lavorative, durante attività di tipo ricreativo, nelle discoteche e per l’ascolto di musica ad alto volume, in vari tipi di sport e in altre attività.
Si tratta di una problematica ambientale fondamentale assieme a quelle riguardanti l’inquinamento atmosferico e delle acque, con la differenza che, nella popolazione il disturbo provocato dal rumore è mediamente in grado di suscitare reazioni ancor più negative di queste.
I disturbi portati dagli eventi rumorosi si distinguono tra quelli recati al singolo individuo, talvolta professionali che hanno come organo bersaglio il sistema uditivo, e quelli ambientali che oltre ad interessare la via acustica provocano anche effetti negativi in sedi extrauditive.
Un ambiente sfavorevole all’individuo per la presenza e persistenza di alti livelli di rumorosità comporta sempre degli effetti a livello psicologico.
Inoltre l’esposizione al rumore in base alla sua intensità, alla sua composizione in frequenza e alla sua durata, oltre ai noti effetti diretti sull’apparato uditivo, ne comporta degli altri, quali: il disturbo del sonno e della calma, l’interferenza sulla comunicazione verbale, un disturbo di apprendimento, una riduzione delle prestazioni e una generale sensazione di malessere (Annoyance[1]).
Ulteriori effetti negativi sono stati studiati anche su apparato digerente, cardiocircolatorio ed endocrino (V. Tabella 1).
Esistono relazioni tra le varie tipologie e livelli di rumore e le reazioni soggettive e comportamentali: sono gli effetti psicosociali del rumore intesi come sensazioni negative, sgradevoli, percepite dagli individui esposti, che possono influenzare il comportamento individuale, le relazioni interpersonali e i rapporti tra l’individuo e la collettività.
Altri effetti di tipo psicosociale sono: l’interferenza nella comprensione della parola o di altri segnali acustici, l’interferenza sul rendimento scolastico dei bambini/studenti in genere, sull’efficienza dell’attenzione in ambito lavorativo, e sull’apprendimento.
Si può dire, nuovamente, che gli effetti del rumore possono essere specifici sull’apparato uditivo, aspecifici a livello neuroendocrino, psicologico, psicosomatico.
TABELLA 1. Effetti sull’organismo umano del rumore (FONTE: ANPA, 2000)
Apparato |
Sintomi |
Evoluzione |
Soglia in dB(A) |
Uditivo | Fischi e ronzii persistenti | Sordità |
80 |
Cardio-vascolare | – Accelerazione ritmo cardiaco- Aumento pressione arteriosa | Arteriosclerosi |
75 |
Cerebrale | Disadattamento | Turbe psichiche |
95 |
Digerente | – Disturbi digestivi- Bruciori di stomaco | – Gastrite- Ulcera |
95 |
Dell’equilibrio | Vertigine e nausea | Perdita dell’equilibrio |
110 |
Respiratorio | – Tachipnea- Diminuzione volume corrente |
95 |
|
Visivo |
75 |
Il rumore in quanto “stressor” possiede la capacità di attivare i nostri sistemi fisiologici con variazioni più o meno significative della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco, del calibro dei vasi sanguigni (vasocostrizione).
Può, inoltre, attivare il sistema endocrino e il sistema vegetativo dando luogo ad eventi fisiologici o fisiopatologici acuti, identici a quelli che conosciamo nella risposta ad altri tipi di stress.
A questo tipo di stress ci sono soggetti che reagiscono con variazioni del sistema cardiocircolatorio (aumento della pressione arteriosa e vasocostrizione), mentre altri rispondono con alti livelli di colesterolo nel sangue.
Come esito di ripetute stimolazioni del sistema neuroendocrino, per lunghi periodi, sembrano aumentare di più malattie come l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, la depressione e gli esiti riproduttivi sfavorevoli.
Non è ancora chiaro se esista un fenomeno di assuefazione, ovvero un meccanismo di adattamento dell’organismo al rumore in quanto riguarda la capacità di risposta fisiologica allo stress. Sembra che molto dipenda dalla sensibilità individuale, dallo stile di vita e dalle condizioni ambientali.
Il rumore, pur non essendo citato come causa diretta di malattie mentali, sembra essere concausa nello sviluppo di nevrosi latenti potendone accelerare l’insorgenza; ovvero intensificando la manifestazione di una disfunzione latente (sindrome ansiosa, depressione, cefalea, vertigini o instabilità, disturbi della sfera sessuale e della fertilità).
Come indicatore di questa relazione si è andato a valutare il consumo di tranquillanti nella popolazione esposta a rumore ambientale.
In quanto stressor può essere implicato anche nella compromissione della funzione posturale e nell’insorgenza di disturbi della funzione visiva.
Effetti sul sonno
Il rumore risulta sempre disturbante per il sonno nei termini di tempo di addormentamento, risveglio mattutino precoce, alterazione della profondità, come anomalie del sonno Rem, quindi, della sua struttura, ed anche come numero di risvegli. La funzione sonno è alterata.
A queste alterazioni, nel sonno, si associano talvolta anche: aumento della pressione sanguigna, alterazioni del ritmo cardiaco, della respirazione e aumento dei movimenti muscolari.
A questi si accompagnano effetti secondari come percezione di aver dormito male, mal di testa, tristezza, peggioramento delle prestazioni. Pertanto, l’annoyance notturna crea l’annoyance diurna.
L’interferenza è maggiormente evidente nell’anziano e nelle attività che richiedono concentrazione.
Effetti sul comportamento generale della popolazione
Sono possibili reazioni di evitamento nel comportamento dell’individuo e della popolazione;
– Difficoltà/Impossibilità di usufruire di spazi esterni e balconi (chiusura; controllo alterato);
– Sensazioni di insoddisfazione e rabbia per difficoltà ad ascoltare radio e televisione;
– Fastidio nei locali pubblici per difficoltà nella comunicazione;
– Lamentele con eventuali esposti alle autorità (rabbia, rancore).
Effetti sulle prestazioni lavorative o scolastiche
– Difficoltà nell’apprendimento scolastico;
– Difficoltà di produzione e rendimento in attività di tipo cognitivo;
L’esposizione al rumore disturba la capacità mnemonica e provoca brevi momenti di inefficienza a livello visivo.
La presenza di un filtro cognitivo
Il rumore può agire anche da stimolo distraente, in dipendenza da:
1) significatività dello stimolo
2) stato fisiologico del soggetto
Questo accade perché il sistema sensoriale umano riceve più informazioni di quante possono essere utilizzate dai centri corticali superiori.
Esiste, pertanto, un filtro capace di selezionare informazioni utili e scartare quelle prive di utilità come il rumore. Il filtro può non funzionare nei confronti del rumore in questi casi:
- quando rifiuta segnali utili ma che si mantengono costanti nel tempo, come nei compiti di vigilanza;
- quando un affaticamento ostacola la capacità di discriminazione;
- quando compare uno stimolo non significativo ma nuovo o molto intenso ed imprevedibile; questo vale anche per l’interruzione di un rumore familiare.
[1] L’annoyance è la percezione sgradevole di un qualcosa che ci riguarda e ci coinvolge in senso negativo. Alla annoyance si aggiungono poi altre emozioni come la rabbia, la delusione, l’insoddisfazione, l’impotenza, lo scoraggiamento e l’ansia.