Genitori e insegnanti di musica spesso si chiedono come identificare e sviluppare il talento musicale in età precoce. La psicologia della musica, attualmente, ha molte conoscenze per assisterli nell’accompagnamento alla crescita di un bambino nella musica. Questo attraverso studi che negli ultimi decenni hanno messo chiarezza su cos’è il talento, cosa lo promuove e cosa, invece, lo distrugge.
Il primo punto che la psicologia ha voluto chiarire rispetto al talento (e che ogni genitore ed insegnante dovrebbe conoscere) è che alcune credenze popolari, ad esempio l’importanza delle caratteristiche fisiche di mani o bocca per la riuscita in uno strumento o alcuni comportamenti precoci come il ballare a ritmo, non correlano positivamente con il successo musicale. Questo significa che mani lunghe e snelle non implicano un successo maggiore negli strumenti ad arco e che labbra sottili non sono maggiormente adatte agli ottoni.
Inoltre, gli studiosi hanno cercato di definire cos’era il talento, poiché, in quanto abilità innata, ad esempio, di discernere piccole differenze tra toni o di ricordare facilmente melodie, è legato ad altri fattori fondamentali come la stimolazione ambientale e la motivazione a svilupparlo. Non esiste, infatti, bambino talentuoso che possa ricordare melodie a cui non è esposto. La psicologia ha, quindi, affermato che ciò che viene chiamato “talento musicale” in realtà sia una complessa interazione tra genetica, ambiente e motivazione.
La genetica influenza la struttura fisica e la predisposizione a discernere i suoni tra loro, caratteristiche che, come accennato prima, non correlano con il successo musicale. L’unico comportamento che è stato osservato nei musicisti talentuosi rispetto agli altri è il cantare a partire da un’età molto precoce (Howe, 1995). Un aspetto importante della genetica è che influisce sul temperamento e sulla personalità: diversi studi hanno dimostrato come caratteristiche di introversione correlino, ad esempio, con una buona riuscita nello studio degli strumenti ad arco, mentre, caratteristiche di estroversione, siano presenti in cantanti e ottonisti di successo (Kemp, 1996). Ovviamente, parlare di correlazione significa mantenere sempre una visione complessa: la genetica ha, sulla formazione della personalità, un peso del 50% (circa) mentre l’altro 50% (circa) è legato alle esperienze vissute nell’ambiente durante l’infanzia e l’adolescenza.
L’ambiente incide sul talento musicale in quanto esperienza: la mera stimolazione sensoriale non è sufficiente. Per essere positiva, l’esperienza musicale dovrebbe implicare anche il movimento e, soprattutto, un’emozione positiva. Il segreto nello sviluppare il talento musicale sta nel gioco, nello sviluppo di un pieno piacere nel vivere la musica, poiché solo dopo che si è creata questa esperienza potrà nascere la motivazione a voler approfondire lo studio della musica anche negli aspetti più cognitivi e tecnici.
La risposta del bambino alla musica è intrinseca, questo significa che il bambino non necessita di essere “motivato” dal genitore nel rispondere alla musica ballando o con curiosità perché la musica è di per sé uno stimolo che cattura l’attenzione dei bambini e che piace loro. Un voler insistere troppo o mettere pressione sullo sviluppo dell’abilità musicale può distruggere questa motivazione interna, anziché alimentarla.
Da quanto detto consegue che il ruolo dei genitori e degli insegnanti è molto importante per lo sviluppo di quello che è stato chiamato “talento musicale”. Per guidare in modo appropriato i bambini nel mondo della musica non bisogna dimenticare di guardarli nella soggettività che li distingue, rispettando il loro temperamento, le loro scelte e i loro tempi, andando oltre a stereotipi e false credenze che possono far perdere loro l’autonomia, l’autostima, la motivazione.
Bibliografia
Howe, M.J.A., Davidson, J.W., Moore, D.M., & Sloboda, J.A. (1995). Are there early childhood signs of musical ability? Psychology of music, 23 (2), 162-176.
Kemp, A.E. (1996). The musical temperament: Psychology and personality of musicians. Oxford: Oxford University Press.
Parncutt, R. & McPherson, G.E. (2002). The Science and Psychology of Music Performance. Oxford: Oxford University Press.